Il Corriere del Veneto. «Stiamo pagando i contagi del Natale e pagheremo lo scotto del Capodanno, quando le persone si sono ritrovate in casa, in ambito privato, e non hanno fatto attenzione alle misure di prevenzione. Le scuole sono chiuse, le aziende in ferie, sono tutti cluster familiari dovuti agli incontri per le Feste». Scuote la testa il dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi, l’impennata non si arresta e, anzi, è destinata a crescere. Sono tutti focolai piccoli, arrivano a dieci persone per nucleo. Ma sommati diventano un’onda pericolosa: ieri l’Usl 2 ha superato i 130 mila contagi complessivi da inizio epidemia, dei quali oltre trentamila nell’ultimo mese e 3.196 nell’ultima giornata censita da Azienda Zero.
Secondo il dg Benazzi c’è un’anomalia nei conteggi, ce ne sarebbero oltre mille in meno (alcuni sarebbero doppie segnalazioni), ma i numeri sono lo stesso molto elevati e richiedono fatiche agli ospedali con 343 ricoveri totali. «La diffusione di questo virus è tremenda, la trasmissione veloce, le ultime varianti Delta Plus e Omicron sono molto infettive, basta essere vicini e respirare nella stessa stanza. Ieri i nostri Covid-point hanno fatto oltre seimila test e l’incidenza della positività sui tamponi è altissima, il 35%, uno su tre. Il tracciamento è molto esteso, ogni giorno vengono contattate oltre 1.500 persone dai nostri servizi».
I Comuni sono in allarme: sono 68 quelli con un positivo ogni 100 residenti, un record preoccupante. La media trevigiana è di 1.216 contagi per 100 mila abitanti, con picchi di oltre 1.400 nella zona più a sud della provincia. «Abbiamo il doppio dei contagi dell’anno scorso in questo periodo – sottolinea il dg – ma metà dei ricoveri. E i no vax in terapia intensiva sono otto volte i pazienti vaccinati. Questa proporzione deve fare riflettere sull’importanza della protezione dal virus».
L’attenzione però non è solo sui reparti Covid: gli ospedali sono sotto pressione anche per un sempre maggiore accesso da parte di pazienti non pandemici, soprattutto al pronto soccorso. Il Suem 118 di Treviso riceve quasi 450 telefonate ogni giorno e le uscite del personale sono oltre 150. Per molti l’intervento è sul posto, a domicilio, ma una decina di persone viene ricoverata. «I miei operatori mi parlano di pronto soccorso sotto attacco – riferisce Benazzi -. L’anno scorso molti pazienti rinunciavano a venire in ospedale, preoccupati per la situazione epidemica, oggi questa paura non c’è più e l’afflusso è sempre maggiore. Abbiamo molti anziani con scompensi, insufficienze renali, influenze gravi, ma in alcuni casi sono preoccupazioni esagerate». Sono gli operatori a fare da filtro ma i numeri sono enormi. Anche per questo motivo sono stati reclutati, nei reparti di emergenza, i chirurghi generali: c’è bisogno di personale per affrontare questo boom di accessi. I reparti destinati all’epidemia accoglievano ieri 308 pazienti in area non critica e 35 in terapia intensiva. Sono numeri più bassi del giorno precedente ma sette persone ricoverate sono morte nelle ultime 48 ore: il più giovane aveva solo 58 anni, il più anziano novanta. Quattro pazienti non erano vaccinati.