Il Corriere del Veneto. Da laboratorio industriale a laboratorio sanitario per tracciare il Covid. L’Usl 2 lancia all’Electrolux di Susegana, dove sono state riscontrate 4 positività, un piano di tamponi massiccio, il più grande mai affrontato in provincia e in Veneto (ospedalieri a parte) su settecento operai. Sono molteplici i motivi di questa decisione. «Electrolux è un’azienda simbolo del territorio, ha sperimentato nuovi modelli lavorativi e c’è sempre stato il giusto confronto con la proprietà e le parti sociali – ha detto il presidente della Regione Luca Zaia -. Questo studio coniuga il servizio di sanità pubblica con l’aspetto epidemiologico e la sua evoluzione. In un contesto così numeroso il rischio è più elevato». Ma fra le motivazioni c’è anche la volontà (fermamente ribadita) di non arrivare alla chiusura dello stabilimento: «Come è stato fatto con l’Aia di Vazzola, la situazione può essere gestita anche continuando l’attività, non avrebbe senso chiudere se viene applicato il piano di sanità pubblica – continua Zaia -. Siamo in una fase di convivenza con il virus, è meno aggressivo di prima, il 95% dei positivi è asintomatico e si negativizza senza fare nemmeno uno starnuto».
Electrolux applicherà il «modello Aia» (prima «modello Serena») spiega il primario di Microbiologia Roberto Rigoli: «I positivi vengono isolati, i negativi lavorano. Cominceremo con i tamponi rapidi mercoledì, i risultati arriveranno in 15 minuti, hanno sensibilità e specificità elevata superiore al 90%, e faremo i test settimanalmente».
Al momento i tamponi sul personale in isolamento (circa 30) sono risultati negativi, ma già ieri un altro operaio è andato a sottoporsi al test dopo aver evidenziato dei sintomi durante il turno. Il segretario della Fiom Cgil Enrico Botter da giorni chiedeva di estendere i tamponi su tutti i dipendenti: «Su Electrolux è in ballo la salute dei lavoratori e delle famiglie – commenta -. Bene lo screening a tappeto ma bisogna fare presto. Prima si interviene, maggiori sono le possibilità di contenere un eventuale cluster. E se si dovesse riscontrare un focolaio aziendale o una elevata incidenza di casi l’unica via è la sospensione dell’attività produttiva per fermare la propagazione del Covid».
Ieri c’è stato un vertice in Prefettura sull’Aia di Vazzola, dove prosegue il trend di guarigioni: sono 112 su 176. «L’Usl 2 ci ha dato delle spiegazioni molto tecniche, per togliere ogni dubbio sulla gestione del focolaio – spiega Andrea Meneghel (Cisl) -. I negativizzati sono pronti al rientro, anche se alcuni familiari sono ancora positivi. L’azienda sanitaria si è presa la responsabilità di questa decisione, spiegandoci che rientra nei protocolli nazionali». La produzione che era stata dimezzata è tornata al 70% di operatività. «Ovviamente le precauzioni adottate rimangono e come sindacati restiamo in contatto con i sanitari e con la società per poter informare prontamente i lavoratori» sottolinea Meneghel. Anche se i numeri scendono e i negativizzati sono l’81%, bisogna arrivare a zero per poter ritenere il caso chiuso.