L’orto, le galline e il cane da caccia. Storia di una Treviglio che esiste ancora ma è sempre più nascosta, dove vivere in aperta campagna è ancora un desiderio per molti, pur con qualche rischio.
Non l’aveva messo in conto Mario Monzio Compagnoni, agricoltore con casa in via Pagazzano, con vista su campi a perdita d’occhio. Né tantomeno avrebbe pensato di dover finire in tribunale dopo essersi difeso da un cane, ma così è stato. Il 29 dicembre del 2011 Monzio Compagnoni, 64 anni, si trovava nell’orto, a raccogliere verdure. Un coltello tra le mani. Improvvisamente ha notato che un cane di razza stava per azzannare una sua gallina, che pochi attimi prima se la spassava attorno alla casa e pochi attimi dopo era morta. Ma non era tutto. Il cane di razza epagneul breton ha poi aggredito il padrone di casa, che si è ritrovato a terra, con la giacca già in parte stracciata, e ha utilizzato il suo coltello per liberarsi, con un fendente, in profondità, fino a sei centimetri. Il tutto di fronte agli occhi della moglie, che nel frattempo era uscita di casa. È stato poi il proprietario del cane, il cacciatore Gaetano Ghigini, a presentare una querela per maltrattamento di animali, costituendosi poi parte civile sia per i danni materiali (l’esemplare di razza è stato operato) sia per quelli morali. A carico di Monzio Compagnoni è scattato un decreto penale di condanna al quale lui ha deciso di opporsi, finendo a processo con rito abbreviato di fronte al giudice dell’udienza preliminare Alberto Viti. Ieri è scattata l’assoluzione, per «stato di necessità» dice il codice, essendo l’aggressore un animale e non una persona. Di fatto una legittima difesa.
23 gennaio 2014