Per ora è un dubbio, solo l’autopsia darà la certezza di quale sia la precisa causa della morte di una donna di 61 anni. L’Usl 2 sa già che i sintomi sono quelli di una malattia degenerativa del cervello, con buone probabilità la Creutzfeld-Jakob, ma gli esami effettuati ieri spiegheranno di quale variante si tratta, in particolare se sarà quella diventata nota qualche anno fa come «morbo della mucca pazza», che deriva dall’aver mangiato carni bovine e prende il nome di una encefalopatia tipica di quelle bestie. È un’ipotesi da non scartare, anche se si tratta di una casistica rara.
La donna, originaria di Potenza e residente a Sernaglia della Battaglia(Treviso), era ospite da circa due anni di una casa di riposo nel distretto di Pieve di Soligo. Era stata colpita dalla malattia improvvisamente, senza aver manifestato particolari forme di demenza negli anni precedenti, era una persona sana. Il decorso è stato veloce, portandola in alcuni mesi a un coma profondo che si è concluso, come ormai avevano previsto i medici, con la morte sopraggiunta lunedì.
Il protocollo regionale prevede che, in questi casi, la paziente venga sottoposta ad accertamenti autoptici. «Non è possibile determinare le cause e la sindrome in altro modo — spiega Ester Chermaz, direttrice dell’Unità operativa profilassi delle malattie infettive interna al Dipartimento di prevenzione dell’Usl 2 Marca Trevigiana —. L’esame ci consente di distinguere le forme sporadica, familiare, iatrogena farmacologica e la nuova variante infettiva, conosciuta come «morbo della mucca pazza», molto rara e provocata dall’assunzione di carne infetta. Le caratteristiche evolutive sono simili e l’accumulo di sindromi neurologiche molto rapido. Le forme da mucca pazza sono riscontrate in pazienti più giovani — aggiunge la specialista — e la paziente è stata considerata giovane per l’età in cui ha contratto la malattia, diagnosticata con una ricerca delle proteine anomale che si trovano a livello cerebrale, grazie a un prelievo del sangue e una puntura lombare».
Le analisi di routine non consentono di distinguere le varianti: la risonanza magnetica evidenzia le alterazioni a livello della corteccia cerebrale solo nel 50% dei casi. Il periodo di incubazione è molto lungo e non permette di risalire all’origine o all’evento scatenante.
«La malattia di Creutzfeld Jakob — riferisce l’Usl 2 Marca Trevigiana in una nota — appartiene al gruppo delle encefalopatie spongiformi trasmissibili, forme molto rare di malattie degenerative del cervello, causate dalla progressiva morte delle cellule nervose associata alla formazione di placche nel tessuto cerebrale, che assume un aspetto spugnoso. I sintomi sono caratterizzati da una veloce e progressiva demenza, accompagnata da problemi fisici come disturbi del linguaggio, movimenti involontari, disturbi dell’equilibrio e convulsioni». Per tutti i soggetti malati, il decesso arriva non più tardi di due anni dalla diagnosi.
L’Istituto Superiore di Sanità ha raccolto i dati a livello nazionale: dal 1993 la forma sporadica e genetica della malattia è stata riscontrata in 2.239 casi; tre di questi sono stati ricondotti al morbo provocato dalla carne contaminata. Nello stesso periodo in Veneto i casi della malattia di Creutzfeld-Jacob sono stati 211; non sono segnalate nello specifico le varianti di forma, ma almeno la rara «mucca pazza» non risulta. L’Usl 2 ha spiegato che la malattia non prevede particolari provvedimenti di sanità pubblica. Non è una malattia contagiosa, le uniche precauzioni dovranno essere prese a livello di autopsia, con l’analisi successiva all’apertura della teca cranica.
IL CORRIERE DEL VENETO