Nel giorno di pausa delle votazioni in commissione Finanze alla Camera per gli impegni d’Aula, Governo e maggioranza hanno proseguito la messa a punto degli emendamenti alla delega fiscale su cui oggi è calendarizzato un doppio esame in mattinata e nel pomeriggio.
A delineare come prenderà forma l’applicazione della Flat Tax su tredicesime e straordinari, con meccanismo che però sarà rodato solo con i decreti attuativi, è stato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Durante l’evento organizzato da Adnkronos sul tema della natalità, il viceministro ha messo in chiaro che la detassazione di tredicesime, straordinari e premi, che si punta a inserire con emendamento del Governo alla delega, andrà «alle fasce deboli».
Lo schema di lavoro dovrebbe essere quello di non inserire in delega l’indicazione di una soglia, lasciando il meccanismo e l’individuazione del tetto alle compatibilità economiche che guideranno i decreti attuativi. La definizione dei confini della detassazione potrebbe basarsi anche sul riferimento all’Isee, che fotografa con più puntualità la ricchezza familiare rispetto al solo valore del reddito. Nella riformulazione dell’emendamento governativo che potrebbe arrivare già oggi in commissione Finanze alla Camera invece dovrebbe essere stralciati da questa detassazione i premi di produttività o gli straordinari. Che però sarebbero ripescati con l’approvazione o la riformulazione della modifica proposta da Luigi Marattin (Iv-Azione) per stabilire la tassazione agevolata, nella versione attuale con un collegamento alla retribuzione di secondo livello.
Sempre il viceministro Leo ha espresso l’intenzione di portare stabilmente la soglia di esclusione della tassazione dei fringe benefit a 3mila euro, dopo i primi “esperimenti” avviati alla fine dello scorso anno e poi nel decreto lavoro ma vincolando il tetto più alto alla presenza di figli a carico per il lavoratore. Così come la volontà di Leo e del Governo è di proseguire e mettere a regime la Flat Tax incrementale per le partite Iva (ad esclusione di quelle nel regime forfettario). Anche su questo punto la riformulazione dovrebbe dire parole più nette sull’avvio del meccanismo stabile all’esito della sperimentazione introdotta in manovra con l’aliquota del 15% applicata agli incrementi (con tetto a 40mila euro) di reddito tra il 2023 e il valore più elevato del triennio 2020-2022.
Naturalmente il principale problema della delega anche dopo le modifiche già approvate dai parlamentari per salvaguardare i bonus fiscali dal taglio delle tax expenditures (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri), resta quello dellle coperture. Leo è tornato a ribadire che la rotta da seguire sarà lo sfoltimento dei Tax Credit: « Nel 2022 abbiamo circa 220 crediti d’imposta che cubano 36 miliardi. Stiamo facendo una selezione perché molti sono sicuramente da mantenere, ma altri possono essere eliminati. Stiamo facendo un rigoroso censimento, da lì si possono ricavare risorse per metterle a vantaggio delle famiglie».
Ma non ci sono solo i paletti dell’Erario. L’emendamento già approvato in commissione Finanze per il superamento graduale dell’Irap e l’introduzione di una sovraimposta (da calcolare con le regole dell’Ires con l’esclusione del riporto delle perdite) prevede, infatti, non solo che alle regioni sia assicurato un gettito in misura equivalente a quello attuale, da ripartire sulla base dei criteri attualmente adottati ma sancisce per le imprese il principio dell’«invarianza del carico fiscale». Tradotto in altri termini, vuol dire che non dovranno pagare di più rispetto ad adesso.