L’intersindacale medica e sanitaria in una lettera al ministro della Pa Marianna Madia, inviata per conoscenza anche al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, chiede che vengano approfondite e risolte le due criticità contenute nell’accordo Governo-Sindacati del 9 marzo. In quell’occasione era stato posto il problema dell’ambito di applicazione del comma 256 della legge di Stabilità 2016 e dei contenuti dell’articolo 17 del Dlgs 124/2015. I sindacati chiedono quindi chiarezza sulle risorse accessorie già presenti nei fondi contrattuali e l’esclusione della sanità dai rapporti di lavoro cococo, cocopro e dai rapporti libero professionali ad ore. Riguardo al primo punto, scrivono le organizzazioni sindacali, in vista del rinnovo del Ccnl della dirigenza medica e sanitaria, “è necessario avere certezza sulle risorse economiche a disposizione dopo sette anni di blocco contrattuale”
“Sia per quanto riguarda le risorse accessorie, già presenti nei fondi contrattuali, sia per le risorse aggiuntive, per le quali si è in attesa del decreto interministeriale previsto dalla legge di stabilità”
Per evitare che un incremento, presumibilmemte contenuto, di risorse destinate al finanziamento contrattuale si accompagni ad una sottrazione, certa ed ingente, di risorse accessorie, i sindacati sottopongono al Ministro, nel dettaglio, le ragioni a sostegno della legittimità dell’esclusione della dirigenza medica e sanitaria del Ssn dall’ambito di applicazione della norma.
Per la dirigenza medica e sanitaria del Ssn peraltro, si legge nella lettera, “il salario accessorio costituisce risorsa contrattuale indispensabile per remunerare le guardie, le reperibilità e gli straordinari, istituti necessari per la sicurezza delle cure e per assicurare la flessibilità nell’erogazione dei servizi, e per impedire che l’applicazione delle normative europee sull’orario di lavoro, già priva di finanziamenti aggiuntivi, si confronti addirittura con un ulteriore taglio di risorse con gravi ed immediate conseguenze sulla certezza delle cure e sulla possibilità di erogare i livelli essenziali di assistenza”.
La lettera aggiunge: “E’ paradossale che mentre per il settore privato si incentiva il salario accessorio con la conferma delle defiscalizzazioni, per il servizio pubblico non solo si perpetua una grave discriminazione sul piano fiscale, ma addirittura si rischi di ridurre ulteriormente gli emolumenti per il salario accessorio. Dopo che le retribuzione dei dipendenti pubblici si sono ridotte, secondo la corte dei Conti, di 10 miliardi (da 172 a 161,5 mld dal 2010 al 2014) si impedisce il recupero parziale delle risorse legate alla riduzione del personale, al punto che la consistenza degli aumenti contrattuali non consentirebbe per la dirigenza nemmeno il recupero di quanto le Finanziarie precedenti hanno sottratto”.
Quindi l’Intersindacale ricorda la questione del lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni di cui all’art. 17 D.Lgs 124/2015. A tale proposito, si fa presente, che vanno esclusi, per la sanità pubblica in quanto incompatibili con la continuità assistenziale e con l’obbligo alla formazione continua dei professionisti, tassativamente, i rapporti di lavoro cococo e cocopro, nonché i rapporti libero professionali ad ore, diversi dalla consulenza, e l’utilizzo con compiti di lavoro subordinato di soggetti con lavoro atipico. In fase di prima applicazione, rapporti di lavoro di tale tipologia possono essere mantenuti fino alla conclusione prevista. “Ma deve essere sancito – si sottolinea- che le uniche forme di rapporto di lavoro nella sanità pubblica sono i contratti a tempo indeterminato o determinato, previsti dal Ccnl, esclusivamente nelle more delle procedure concorsuali”.
“Contiamo sulla possibilità di un confronto in merito, e su una sua risposta positiva, già in occasione del prossimo incontro presso il Ministero della Salute, o comunque in tempi rapidissimi” conclude l’Intersindacale.
23 aprile 2016