Una maxi-sforbiciata da 5 miliardi di euro in otto anni. A tanto ammonta il taglio dei trasferimenti (sanità esclusa), tra il 2010 e il 2017, dello Stato verso gli enti locali veneti (Regione, Province e gli oltre 570 Comuni). Il conto l’ha fatto l’Ufficio studi della Cgia di Mestre prendendo come punto di partenza il decreto legge numero 78/2010 “Salva Italia”, approvato dal Governo Berlusconi, che ha dato inizio alla stagione del rigore e dell’austerità per i conti pubblici. La cura dimagrante più consistente l’ha fatta il Comune di Venezia, che ha subìto una “sforbiciata” dei trasferimenti del 77% (pari -74,2 milioni di euro). Un poco “meglio” è andata al Comune di Padova con una contrazione del 73% (-40,4 milioni di euro). Poi Verona con un -60% (equivalenti a 55 milioni in meno), Treviso al -59% (-12,5 milioni), il Comune di Belluno -58% (-4,7 milioni), quello di Vicenza -54% (-15,8 milioni) e quello Rovigo con -53% (-6,7 milioni).
In termini assoluti il taglio maggiore è toccato alla Regione Veneto (sempre al netto del comparto sanitario), che nel periodo ha visto ridursi i trasferimenti di 614,7 milioni (-64%), una cifra che equivale a -125 euro per abitante. «Per far quadrare i magri bilanci comunali – ha spiegato il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – i sindaci si sono difesi aumentando le tasse locali, almeno fino al 2015, successivamente, a seguito del blocco degli aumenti imposto dal Governo Renzi, hanno recuperato liquidità tagliando la qualità/quantità dei servizi, aumentando le tariffe locali o dilazionando i tempi di pagamento dei propri fornitori». Negli anni della maxi-sforbiciata lo Stato centrale si è dimostrato così virtuoso perché ha diminuito le uscite, ma ha gettato in gravi difficoltà sugli amministratori locali, che hanno fatto ricorso ad un massiccio aumento delle tasse locali. E sono crollati anche gli investimenti pubblici: meno grandi opere, meno piccoli appalti, meno interventi di manutenzione. «Nonostante da qualche anno ai Comuni siano stati alleggeriti i vincoli di bilancio grazie al superamento del Patto di stabilità interno – ha commentato il segretario della Cgia, Renato Mason – le risorse a disposizione risultano ancora insufficienti. Una misura, quella degli investimenti, che sarebbe indispensabile per ridare fiato ad una economia che in questi primi mesi dell’anno sembra si stia affievolendo anche nel Veneto». Intanto ieri la giunta regionale del Veneto ha approvato anche per il 2018 l’intesa che consente di ridistribuire spazi finanziari tra enti che hanno disponibilità in termini di fiscal compact ed enti che invece necessitano di risorse per far avanzare importanti lavori ed opere pubbliche. Sono 9 gli enti (7 Comuni e 2 Province) che hanno messo a disposizione 23,2 milioni di euro non utilizzati
Il Mattino di Padova – 2 maggio 2018