Repubblica. Una manovra all’insegna della protezione sociale e della crescita del Pil. Sono i due corni della prima legge di Bilancio del governo Draghi. Oggi sarà spedito alla Commissione di Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, con la griglia delle misure che finiranno nella Finanziaria. Entro mercoledì dovrebbe essere varata la manovra vera e propria ma tutto fa pensare che ci sarà uno slittamento, d’altra parte la scadenza del 20 ottobre non è perentoria. Le risorse in campo saranno di poco superiori ad un punto di Pil, fino a circa 25 miliardi. L’obiettivo è spingere la crescita dell’economia. La politica economica espansiva non verrà dunque abbandonata.
E lo sarà finché il Pil e l’occupazione – è questa la strategia di Draghi e del ministro dell’Economia, Daniele Franco – non saranno tornati ai livelli precedenti la pandemia e avranno recuperato anche la mancata crescita rispetto al 2019. Peraltro proprio il forte rimbalzo dell’economia italiana (il 2021 chiuderà con un tasso di crescita di almeno il 6 per cento) ha consentito di ridurre, seppur di poco, anche la percentuale del debito rispetto al Pil.
Il premier Draghi ha scelto una linea “soft”, negozierà con tutti i partiti che lo sostengono. Ciascuno ha le sue “bandierine” e con nessuno intende andare allo scontro. Tuttavia gli interventi non dovranno essere in contrasto con l’obiettivo di dare una spinta alla crescita. L’impulso agli investimenti pubblici, con l’effetto moltiplicatore che poi generano, arriva dai 221,5 miliardi di euro del pacchetto Next Generation Eu, dei quali 191,5 miliardi provenienti dal Pnrr e 30 miliardi dal Fondo nazionale complementare. La crescita finora registrata non risente se non in maniera marginale dello stimolo di questi fondi. Da qui l’ottimismo del governo che prevede per i prossimi anni – è scritto nella Nota di aggiornamento al Def – «una fase di vera e propria espansione economica, che porterà la crescita del Pil e dell’occupazione nettamente al di sopra dei ritmi registrati nell’ultimo decennio».
La stessa riforma del sistema fiscale (per ora una legge delega piuttosto generica) è finalizzata alla crescita del Pil. È la prima volta che succede. E il primo pacchetto di misure, inserito nella legge di Bilancio, dovrebbe riguardare la riduzione del cuneo fiscale e contributivo che appesantisce il costo del lavoro delle aziende e alleggerisce il netto delle buste paga dei lavoratori. Al taglio del cuneo potrebbero essere riservati fino a 8-9 miliardi per liberare risorse per gli investimenti aziendali e favorire la ripresa dei consumi interni. Sul primo passo sulla riforma fiscale è possibile una convergenza, visto che i partiti hanno incassato l’impegno a non alzare le tasse. Diverso lo scenario sulle altre partite.
La bandiera della Lega di Salvini si chiama Quota 100. Il meccanismo, introdotto dall’alleanza populista giallo-verde del primo governo Conte, consente di andare in pensione una volta raggiunta la quota sommando età anagrafica e anni di contribuzione a partire da 62 anni di età e 38 di contributi. Alla fine dell’anno scade. La Lega ne chiede la conferma, i sindacati, con il Pd, propongono soluzioni flessibili a cominciare da 62 anni. Questo per evitare lo scalone che altrimenti si verificherebbe dal primo gennaio del 2022, dal momento che l’età pensionabile è quella fissata con la legge Fornero a 67 anni di età. Draghi sa che il tema va affrontato, ma non confermando Quota 100, anche perché la misura ha fallito nel presunto obiettivo di favorire il ricambio generazionale.
E un fallimento è stato pure quello del reddito di cittadinanza (bandiera dei 5Stelle) come strumento di politiche attive per il lavoro. Questione che Draghi vuole rivedere (non è un caso che abbia rimosso dall’Anpal il presidente Mimmo Parisi voluto dai Cinquestelle) nell’ambito, però, della riforma degli ammortizzatori sociali, sui quali scommette il Pd con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Draghi, dunque, non intende scardinare il reddito (ne condivide le finalità per la lotta alla povertà) ma ha chiesto di registrarlo meglio su altri capitoli: dal sostegno alle famiglie numerose all’accesso per i cittadini provenienti da Paesi esteri. Si piegheranno i 5Stelle?