La guerra, quella elettorale, quella vera, quella che da qui in avanti non risparmierà nessuno, è cominciata. E Flavio Tosi ha scelto la Sanità regionale, il fiore all’occhiello del governatore, per sferrare il primo affondo contro l’ex collega di partito Luca Zaia.
Non un ambito qualunque e nemmeno un settore a caso. In fondo, la voce strisciante è sempre stata la stessa: Zaia ha mal tollerato Tosi in questi anni perché il sindaco di Verona è sempre stato il dominus del settore sanitario. Prima come assessore regionale, poi come segretario nathional della Lega. Ha usato il suo ruolo per nominare l’attuale assessore Luca Coletto (fino a ieri tosiano di ferro, oggi, dopo la burrasca con Salvini, un po’ meno) e ha giocato una partita determinante nella scelta dei direttori generali.
«Non è così e non è mai stato così – ribatte Tosi a Prima Serata, programma del network delle televisioni locali del Nordest -. Sarebbe come dire che Zaia è stato eterodiretto in tutti questi anni. Però, se fosse veramente così – continua con tono scherzoso – allora avrei il merito straordinario di aver contribuito a fare una Sanità che funziona bene e che è presa ad esempio da tutti». La partita della salute dei veneti però non si ferma alla semplice battuta di replica e Tosi prosegue, facendosi più serio, sulla strada che porta dritto al fallimento del progetto del nuovo ospedale di Padova, vittima dello scontro tra il governatore e il sindaco Massimo Bitonci.
«L’ospedale di Padova è stato fermato dalle liti tra Regione e Comune – attacca Tosi -. Zaia e Bitonci si sono messi a litigare e il risultato è che tutto è ancora fermo. Se fossi stato io al governo della Regione avrei fatto a Padova quello che ho già fatto a Verona: abbiamo recuperato fondi privati, in quell’occasione ci fu un contributo di centomila euro di Cariverona, e abbiamo rifatto l’ospedale nello stesso posto di quello vecchio abbattendone una parte e rifacendola ex novo. Oggi Verona è un ospedale da record con trentadue sale operatorie e una delle piastre chirurgiche più importanti d’Europa». D’altra parte non è un mistero che Zaia e Tosi abbiano due visioni diverse sulla Sanità del Veneto. A partire dall’uso dei project financing osteggiati dall’attuale governatore che dopo aver ereditato una situazione debitoria pesante da parte dei suoi predecessori non ne vuole sentire parlare. «Non penso che i project siano in assoluto cattivi strumenti – spiega Tosi -. Porto ad esempio quelli che ho fatto nella mia città: i due progetti di finanza di Verona stanno andando bene e non hanno avuto nessun problema».
Il programma di Tosi sulla Sanità veneta comunque al momento è ancora allo stato embrionale. Lo stesso sindaco ammette di essere stato colto in contropiede dagli eventi che hanno portato al suo allontanamento dalla Lega e alla sua candidatura contro Zaia. «A oggi non ho ancora le liste (la Lista Tosi in consiglio regionale è nata ieri mattina) e non ho ancora i simboli – afferma -. La mia è stata una candidatura estemporanea, non programmata. E la poltrona non mi interessa altrimenti sarei rimasto a Bruxelles e non avrei rinunciato alle ultime Europee per restare a Verona a fare il sindaco. Volete una prova? Non mi candiderò consigliere, mi candiderò soltanto alla presidenza». Una questione squisitamente tecnica che però ha una conseguenza concreta: con la nuova legge elettorale entra in consiglio soltanto il candidato presidente della seconda coalizione. Gli altri candidati presidenti (terzo, quarto e così via) invece sono destinati a restare fuori dal parlamentino regionale (a meno che non siano candidati anche consiglieri e non abbiano il numero di preferenze per entrare a palazzo Ferro Fini). «Mi candiderò con il sostegno di alcune liste civiche», ricorda Tosi che martedì a Roma ha incontrato in un bar Maria Rosaria Rossi, tesoriera di Forza Italia e figura vicina a Berlusconi. Un tentativo di avvicinamento tra Tosi e l’ex Cavaliere? «Berlusconi non lo sento da quattro anni e credo di essere l’ultimo della lista del suo gradimento, forse anche dopo Salvini», puntualizza Tosi che dà un’ultima stilettata al segretario federale della Lega.
«Di lui non ho stima perché mi ha mancato di parola. Perfino quando Bossi ha mediato lui gli ha riso in faccia», conclude Tosi aggiungendo: «Ricordiamo che la Lega una volta faceva i manifesti contro Le Pen, oggi è svoltata a destra».
Alessio Antonini – Il Corriere del Veneto – 19 marzo 2015