Crisi alla storica azienda Tosetto (lavorazione carni): i lavoratori gettano la spugna e firmano le dimissioni: «Così almeno avremo il sussidio di disoccupazione, ma daremo battaglia in tribunale per gli stipendi arretrati e il trattamento di fine rapporto che ci spettano». I venti dipendenti hanno firmato ieri le dimissioni nella sede padovana dell’Adl Cobas, in via Toti. La misura nelle ultime settimane era diventata colma: c’è chi non vede lo stipendio da due mesi, chi da quattro. Una situazione che si è via via esasperata. Ma come si è arrivati a questo punto di non ritorno nella realtà lungo la Valsugana? Fallimento. La ricostruzione: «La Tosetto Sas è fallita a maggio scorso», spiega Luca Dall’Agnol, di Adl Cobas. «L’azienda ha affittato due rami d’azienda gestiti uno dal figlio, Walter, l’altro dai nipoti del fondatore Dante Tosetto. Ci sono la Vitaly Srl dedicata alla macellazione e la Vitaly Food Srl che tratta la surgelazione dei prodotti. Gli ex dipendenti della Tosetto sono stati impiegati nelle due nuove realtà, 15 nella prima e 5 nella seconda, ma ciò non ha risollevato le sorti economiche e di fatto hanno lavorato al massimo pochi giorni alla settimana». Poco lavoro e un dialogo difficile. E non si è arrivati al licenziamento. Il sindacato – dopo un lungo braccio di ferro, scioperi e manifestazioni, volantinaggi in centro a Campo San Martino – ha accompagnato i lavoratori alle dimissioni: «I continui ritardi nei pagamenti hanno messo le famiglie sul lastrico», spiega Dall’Agnol, «e quindi è arrivata questa scelta, decisamente sofferta, ma i figli degli operai devono andare a scuola, ci sono le urgenze quotidiane, gli affitti e i mutui, le spese per la salute. Per diverse di queste persone sarà ora difficile trovare una nuova occupazione, ma con le dimissioni per giusta causa avranno la possibilità di accedere alla Naspi. Per quanto possa apparire paradossale, i Tosetto sono stati così cinici da non concedere neppure il licenziamento, con le conseguenti garanzie che porta questa procedura per chi resta per strada». Battaglia legale. Rimangono alcune partite aperte e non verrà abbassata la guardia: «Agiremo in sede legale per gli stipendi arretrati, per chi non ha ricevuto ancora la quattordicesima del 2017 e per i Tfr: c’è chi lavora da tanti anni, potrà portarsi a casa 20-25 mila euro, qualcuno anche di più, e noi pretenderemo questi soldi, succeda quel che succeda alle aziende. Non faremo sconti», attacca il sindacato, «visto anche come sono stati trattati i dipendenti». C’è un senso di impotenza e profonda solitudine: «Il sindaco di Campo San Martino, Paolo Tonin, ci ha incontrato due volte, ma ci sarebbe piaciuto un tavolo in Regione, un vero interesse delle istituzioni. Capiamo gli impegni, ma non potevamo più aspettare, i lavoratori e le loro famiglie non possono restare senza lo stipendio». (Silvia Bergamin)
IL MATTINO DI PADOVA – Martedì, 11 dicembre 2018