Dal 27 al 30 maggio alla Fiera del capoluogo ligure incontri, degustazioni e laboratori incentrati sul mondo acquatico
Giovanni Martinotti e Francesco Aralda sono gli ultimi rappresentanti di una stirpe di pescatori di Casale Monferrato, che della loro attività – con la tecnica del tramaglio – hanno sempre vissuto. Ma nel Po non pescano più da ormai molti anni, perché «oggi l’hanno avvelenato, l’hanno stretto in argini insoliti. È una vittima del progresso».
Georgios Zoidis e Stavros Kontos, 64 e 16 anni, vengono dalla Tracia, regione Nordorientale della Grecia. Il primo custodisce la conoscenza degli anziani di Alessandropoli, il secondo appartiene a una famiglia di pescatori da tre generazioni e ancora oggi segue gli insegnamenti paterni, utilizzando piccole imbarcazioni e metodi tradizionali.
Frank Fleming, ancora bambino, usciva con il padre e il fratello nelle acque davanti a Schull, nel Sud dell’Irlanda. A vent’anni comprò un peschereccio, è uno che conosce il mare e sa come rispettarlo, ma oggi deve competere con il pescato industriale in arrivo da tutto il mondo e confrontarsi con misure legislative restrittive. Quattro anni fa Frank ha dato il via a “Responsible Irish Fish”, iniziativa pensata per sostenere l’economia locale e per promuovere una pesca rispettosa dell’ambiente marino.
Tre storie di fiume, di mare, di oceano. Tre storie di pescatori, la specie in più – anch’essa “a rischio” quanto gli abitanti del mare – protagonista della nuova edizione di Slow Fish, in programma alla Fiera di Genova dal 27 al 30 maggio. Quest’anno il grande evento internazionale organizzato da Slow Food, oltre a porre l’attenzione sul generale impoverimento di tutti gli ambienti acquatici, si focalizzerà sugli uomini, e sull’importanza della memoria e dei saperi di cui sono portatori.
Il programma, come sempre, è ricco, a cominciare dai cuochi del “Teatro del Gusto”: ospiti stranieri sono Gaël Orieux – fervido promotore, ai tavoli dell’Auguste di Parigi, della biodiversità –, Mehmet Gürs del ristorante Mikla di Istanbul – sostenitore della campagna di Greenpeace a favore del consumo responsabile di pesce – e Manjit Gill, executive chef dei ristoranti indiani del gruppo Itc Sheraton, membro attivo e rappresentante di Navdanya, ONG che promuove l’agricoltura biologica e la difesa dei diritti dei contadini e dei pescatori.
Ma folta è pure la rappresentativa italiana: dai liguri Paolo Masieri (del ristorante Paolo e Barbara di Sanremo), Andrea Sarri (Agrodolce di Imperia) e Luca Collami (Baldin di Genova) a Carmelo Chiaramonte, con la sua cucina “nomade”, Enrico Bartolini, Luigi Taglienti e Luciano Zazzeri, icona della cucina di mare sulla costa maremmana con la “Pineta”.
Da non perdere le testimonianze di altri artigiani e professionisti da tutto il mondo: quella dei Fonda, ad esempio, con il loro allevamento sostenibile di branzini in Slovenia, o di Sally Barnes, affumicatrice – come tradizione comanda – a Castletownshend, nella contea irlandese di Cork. Sono 18 i consueti laboratori dell’acqua, luogo di incontro e confronto tra il pubblico e professori, biologi, ricercatori e giornalisti di settore. Tra i temi in agenda: il ruolo del pescatore, la tutela della biodiversità, la costruzione del prezzo, la pesca illegale, la vendita diretta e l’etichettatura, il rapporto tra salute del consumatore e scelte sostenibili. In una domanda: ha senso continuare a invitare i cittadini a consumare più pesce, indiscriminatamente, perché fa bene alla salute, senza rendersi conto di inviare messaggi superficiali e confusi?
Infine, i Presìdi Slow Food e le comunità del cibo di Terra Madre. Un modo per portare all’attenzione del pubblico progetti che coinvolgono l’uomo e il suo territorio attraverso la tutela di una particolare specie acquatica e la salvaguardia delle tecniche di lavorazione del pescato. Dalle alici di Menaica alle telline del litorale romano, dal salmerino del Corno alle Scale all’anguilla marinata delle Valli di Comacchio. E senza uscire dai padiglioni della Fiera, nel Mercato si possono assaggiare anche il baccalà e le aringhe salate e affumicate della regione norvegese di Sunnmøre e si può salpare (purtroppo solo virtualmente) alla volta dell’isola di Robinson Crusoe per scoprire uno dei pesci più rari delle acque cilene.
Ilsole24ore.com – 26 maggio 2011