Il Corriere del Veneto. Si avvicina la zona gialla per il Veneto, una delle cinque Regioni «sorvegliate speciali» dal ministero della Salute insieme a Sicilia, Sardegna, Campania e Lazio per il maggior incremento di contagi da Covid-19 registrati dall’inizio del mese e legati soprattutto alla variante Delta. Soltanto negli ultimi quattro giorni il Veneto ne ha contati 909 (ieri 318 e un decesso), per una variazione percentuale giornaliera calcolata al 4,4%. Ma ciò che conta è l’incidenza, cioè il numero di tamponi positivi sul totale, da martedì a ieri passata dallo 0,97% all’1.1%. Quando è sopra l’1 significa che il virus circola.
L’incidenza è un parametro fondamentale, perché decreta il posizionamento delle Regioni in una delle quattro zone di rischio (bianca, gialla, arancione e rossa) e quando raggiunge i 50 tamponi positivi per 100mila abitanti alla settimana implica appunto il passaggio in area gialla. Nel Veneto dal 9 luglio scorso a ieri l’incidenza è schizzata dall’11,3 per 100mila al 27,7 per 100mila. Dato elaborato ieri sera dall’Istituto superiore di Sanità ma non ancora consolidato, quindi suscettibile di variazioni. Anche perché rappresenta la media regionale, però in alcune zone il valore è nettamente superiore: per esempio nella Bassa Trevigiana(Distretto Treviso Sud) è addirittura di 60 per 100mila e nel Veronese sfiora i 90 per 100mila. Per la riclassificazione di oggi il Veneto la scampa e resta bianco, il problema si pone per la rivalutazione del 23 luglio. «In questi giorni vedremo il risultato dei festeggiamenti degli Europei in termini di ulteriori contagi — avverte il professor Vincenzo Baldo, presidente per il Triveneto della Società italiana di Igiene e ordinario all’Università di Padova — anche perché la variante Delta, più contagiosa, colpisce in particolare i giovani. Meno coperti dalla vaccinazione e con una vita sociale più attiva».
In effetti nel report diffuso ieri da Azienda Zero sull’andamento dell’epidemia è evidente l’impennata della curva delle nuove infezioni relativa alla fascia 15/24 anni, che tocca i 130 casi per 100mila abitanti. Le altre coorti d’età sono comprese tra i 10 casi per 100mila riferiti ai cittadini dai 74 anni agli 85 anni e oltre e i 40 casi per 100mila individuati nella fascia 25/44, anch’essa in ascesa. L’età media degli infettati è crollata a 20 anni. «Al momento l’impennata di contagi tra i ragazzi, che per fortuna non contraggono le forme più gravi della malattia, non corrisponde al numero di ricoveri, molto basso (233 in area medica e 18 in Terapia intensiva, che segna un +2, ndr ) — sottolinea Baldo —. Ma se l’incremento continua con questa velocità, saliranno anche le degenze e comincerà una pressione sugli ospedali che l’anno scorso, in questo periodo, era pressoché azzerata. Ricominciò ad agosto, col rientro dei vacanzieri. Ora siamo in anticipo, dobbiamo stare attenti e insistere affinché i giovani si vaccinino, se vogliamo vivere un autunno più sereno».
Al momento però si rischia la zona gialla (anche se i relativi diktat sono a loro volta in revisione), a meno che i governatori non vincano il braccio di ferro con ministero della Salute e Iss per cambiare i parametri di classificazione colore e focalizzarli non più sui pazienti sintomatici ma su quelli ospedalizzati. «Di fronte ad un aumento del numero di asintomatici, fenomeno di questi giorni, non possiamo pensare a misure di sanità pubblica uguali a quelle adottate quando gli ospedali erano al collasso — ripete il governatore Luca Zaia —. A noi interessa l’ospedalizzazione, che è il vero parametro. Lo scenario è oggettivamente cambiato, qualche riflessione va fatta e bisogna capire che sono mutati molti fattori. Oggi ci si infetta con maggiore velocità ma si va meno in ospedale, perciò in una fase in cui i reparti sono vuoti e il diritto alla salute è garantito, ogni azione di limitazione delle libertà sarebbe arbitrario e pretestuoso». Non la pensa così il professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova, che al programma radiofonico «L’Italia s’è desta» ha dichiarato: «Non capisco chi dice che adesso bisogna considerare solo ricoveri e decessi, è come guardare i fotogrammi di inizio e fine di un film anziché vederlo tutto. Significa non avere cognizione di ciò che avviene sui territori e andare alla cieca. Se vogliamo avere la percezione di quello che succede è un conto, se invece dobbiamo cambiare i parametri per tranquillizzare le persone, è un altro». «Lo scenario epidemiologico è cambiato, il virus è un altro e ad agosto la variante Delta sarà prevalente al 90% — osserva Baldo —. E poi dobbiamo tenere conto di un nuovo indicatore, la vaccinazione, quindi un riassetto dei criteri di valutazione è indispensabile».
Ieri intanto sono risultati positivi al tampone sei operatori, giovani non vaccinati, di quattro centri estivi di Asiago, Cesuna, Foza e Roana, chiusi per dieci giorni dall’Usl Pedemontana, che sottoporrà a test tutti i 120 bambini iscritti. Test positivo anche per due ragazzi veneziani atterrati da Malta. Si attende l’esito per otto compagni di viaggio.