Formalmente l’accusa è maltrattamento di animali, ma sotto sotto potrebbe esserci qualcosa di più. La denuncia è stata sporta dai carabinieri nei confronti di B.M. 58enne di Chioggia, trovata in possesso di un cucciolo di pit bull, dell’età di circa due mesi, che non era suo.
Il cane, infatti, era stato smarrito in settembre, dal legittimo proprietario, un 21enne di Cadoneghe, che aveva presentato una denuncia. Sulle circostanze dello smarrimento, essendo le indagini ancora aperte, gli inquirenti non forniscono particolari, ma è certo che il microchip identificativo dell’animale è stato rimosso chirurgicamente da qualcuno in grado di farlo. Di qui la denuncia per maltrattamento, dato che l’operazione, contraria alla legge e non richiesta dalle condizioni di salute del cane, ha provocato alla bestiola inutili sofferenze.
La donna avrebbe, quindi, avuto bisogno di un complice e l’identificazione di questa persona è uno dei possibili sviluppi dell’indagine.
Ma la rimozione del microchip poteva avere come conseguenza anche l’impossibilità futura di risalire alla “vera” identità dell’animale e, comunque, del suo proprietario. E questo porta a pensare a un “furto” le cui finalità possono essere diverse: dal semplice desiderio di tenersi la bestiola come animale da compagnia, all’idea di rivenderlo, a quella, ben più inquietante, di utilizzarlo in qualche combattimento clandestino.
Intanto, per una vicenda che apre orizzonti oscuri, un’altra, sempre in tema di animali, sembra perdere consistenza. I carabinieri della motovedetta e i veterinari dell’Ulss 14, infatti, in questi mesi hanno eseguito numerosi controlli su pontoni e capanni in laguna, in seguito alle ripetute segnalazioni di cani abbandonati in questi luoghi. Ma tutti gli animali trovati erano in buone condizioni di salute, e regolarmente accuditi, anche se lasciati a fare la guardia in luoghi isolati. I controlli, però, continuano.
La Nuova Venezia – 21 ottobre 2011