Gli interessi sul mutuo per la casa. Le spese dal veterinario per il cane o per il gatto. E ancora i costi sostenuti per l’iscrizione dei figli in palestra o in piscina, o le tasse universitarie. Sono solo alcune delle voci su cui gli sconti fiscali in dichiarazione dei redditi rischiano di assottigliarsi. Insieme all’aumento dell’Iva, anche le detrazioni d’imposta intervengono nella ricerca di risorse per finanziare gli sconti Irpef e l’equilibrio finanziario generale della legge di stabilità. Le nuove regole, che imporranno un tetto di 3mila euro agli sconti fiscali ottenibili per le spese che l’Erario guarda con favore, interesseranno 14,8 milioni di contribuenti, cioè più del 75% dei 19,6 milioni che in un anno ottengono dal Fisco qualche alleggerimento rispetto all’imposta maturata sul reddito lordo
Gli altri, che denunciano un reddito inferiore a 15mila euro annui, resteranno esclusi dalla “riforma”. Per capirne la portata basta pensare alla detrazione del 19% degli interessi sui mutui: sono oltre 4,1 milioni i contribuenti che la sfruttano nell’Unico e nel 730
Le nuove regole, a quanto sembra, imporranno comunque solo una limatura agli sconti, anche se manca ancora un testo ufficiale. Il “riordino”, in pratica, fisserà in 3mila euro il limite massimo alle detrazioni ottenibili con le varie voci di spesa che oggi generano sconti dall’imposta, e che nel quadro attuale sono soggette a limiti diversificati fra loro.
Più drastica, ma tramontata, l’interpretazione nata dal comunicato ufficiale diffuso dal Governo, che parla di «tetto massimo di detraibilità» a 3mila euro. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, nel corso della conferenza stampa notturna seguita al Consiglio dei ministri di martedì, ha parlato di un tetto «alle detrazioni che ogni contribuente può ricevere».
Il quadro attuale
Il Fisco riconosce a una serie di spese da incentivare o tutelare uno sconto sotto forma di detrazione dall’imposta. Nella maggioranza dei casi, la detrazione permette di sottrarre all’Irpef il 19% della spesa (esistono anche detrazioni del 20%, relative per esempio al l’acquisto di frigoriferi o motori ad alta efficienza, ma interessano meno di 500mila persone all’anno), entro un tetto che varia da spesa a spesa. Chi acquista con mutuo l’abitazione principale, per esempio, si può far scontare dal Fisco gli oneri sostenuti per gli interessi, entro un massimo di 4mila euro: lo sconto, quindi, oggi non può superare i 760 euro, cioè il 19% di 4mila. Per medici ed esami diagnostici non esiste ora un tetto massimo, ma una franchigia che esclude dalla detrazione i primi 250 euro spesi in un anno.
Il nuovo limite
La legge di stabilità, nell’ambito della revisione complessiva degli sconti fiscali, introduce come accennato un limite di 3mila euro. Il limite riguarderà, a quanto risulta, lo sconto ottenibile con le voci che rientreranno nel nuovo plafond, per le quali non sarebbe possibile al singolo contribuente portare in detrazione più di 15.789 euro (3mila euro è il 19% di 15.789).
Voci escluse
L’effetto reale sulla condizione di ogni contribuente dipenderà anche dai confini di applicazione del plafond. Nel mirino finiscono gli sconti indicati dall’articolo 15 del Testo unico delle imposte sui redditi (Dpr 916/1986), ma non tutte le voce saranno comprese nel tetto; che, più in generale, certamente non si interesserà delle detrazioni per lavoro dipendente, carichi familiari, ristrutturazioni e interventi di risparmio energetico. Restano da capire quali spese sanitarie rimarranno escluse e quali non lo saranno, mentre sicuramente vincolati saranno interessi sui mutui, spese per assicurazioni e, probabilmente, istruzione.
Solo l’arrivo del testo ufficiale permetterà poi di capire la sorte delle spese sostenute per i contributi, compresi quelli per i collaboratori familiari. Quasi certamente coinvolte dal nuovo limite dovrebbero invece essere i soldi dedicati dalle famiglie alla cura degli animali.
Nel mirino finiranno anche gli oneri deducibili. Detto in altri termini, quelle voci di spesa che abbattono il reddito dichiarato al fisco (l’imponibile) e non l’imposta da pagare. In questo caso il meccanismo sarà diverso. Si potrà dedurre la parte eccedente i 250 euro di spesa. In pratica, con una spesa di 300 si potrà scontare nella dichiarazione dei redditi un importo pari a 50. Ma che cosa c’è dentro quest’altra famiglia di bonus fiscali? Anche in questo caso il panorama è variegato. Ci sono gli assegni al coniuge (escluso il mantenimento dei figli) in caso di separazione o divorzio. Ma anche la metà delle spese sostenute dalle coppie per adottare un bambino all’estero. Ci sono poi i contributi previdenziali versati alle colf, che tocca da vicino oltre 400mila cittadini. Senza dimenticare i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori, oltre a quelli versati per costruirsi una pensione integrativa. E bisognerà stare attenti anche alla convenienza fiscale nel fare lo scrutatore o il presidente di seggio in occasione di elezioni o referendum. Anche quei compensi sono deducibili e anche per quelli varrà la nuova regola. Da ora in poi, quindi, calcolatrice alla mano e attenzione alla variabile fiscale.
Deduzioni sempre con franchigia
La manovra per la rimodulazione delle tax expenditures sul fronte deduzioni comporterà un “taglio” di 250 euro su ogni singola spesa che finora i contribuenti potevano utilizzare per abbattere il reddito imponibile da assoggettare a Irpef. Come ha spiegato il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in conferenza stampa, questo intervento servirà ad «omogeneizzare» per tutte le tipologie di oneri deducibili (quelli elencati nell’articolo 10 del Tuir) il livello della franchigia oggi applicata in misure e modalità differenti.
La franchigia non scatterà, in ogni caso, sotto i 15mila euro. Ad essere interessati all’operazione saranno, perciò, dal prossimo anno, circa 15,6 miliardi di oneri deducibili portati in dichiarazione dai contribuenti con redditi che superano questa soglia.
Un occhio di riguardo ci sarà poi per alcune spese ritenute dall’Esecutivo più «sensibili», come quelle mediche. Sotto questo profilo dovrà essere chiarito però se le “spese mediche” escluse dall’aggravio saranno soltanto quelle deducibili – in pratica quelle effettuate dai portatori di handicap pari a circa 530 milioni di euro – od anche quelle detraibili al 19 per cento.
La legge di stabilità prevede, inoltre, l’assoggettabilità ad Irpef delle pensioni di guerra e di invalidità. In pratica, quando si superano i 15mila euro, anche questi redditi saranno sottoposti al prelievo sulle persone fisiche secondo la normale sequenza delle aliquote Irpef.
Più in generale, per capire come inciderà la stretta sulle deduzioni bisognerà verificare la stesura definitiva del testo, partendo dal presupposto che si sta trattando di quelle spese che possono essere sottratte dal reddito totale, comportando per il contribuente un beneficio che va calcolato in base alla sua aliquota marginale. Se un contribuente che ha un reddito lordo complessivo di 38mila euro e ha versato oneri per la colf per 1.500, con la riduzione di 250 euro ne potrà dedurre solo 1.250. Considerato che il suo reddito imponibile rientra nella fascia con l’aliquota del 38%, rispetto a quanto accadeva finora, subirà una maggiore tassazione di 95 euro, pari al 38% di 250 euro.
Ma quanto valgono gli oneri deducibili? E quali sono i più rilevanti? Nelle dichiarazioni del 2011 (relative all’anno d’imposta 2010) sono stati indicati complessivamente 13,4 milioni di oneri deducibili per un ammontare di 21,7 miliardi (con una media di 1.630 euro). La quota più consistente – 17,6 miliardi – è quella dei contributi previdenziali ed assistenziali («versati in ottemperanza a disposizioni di legge, nonché quelli versati facoltativamente alla gestione della forma pensionistica obbligatoria di appartenenza, compresi quelli per la ricongiunzione di periodi assicurativi») e per la previdenza complementare (1,9 miliardi). Ci sono poi gli assegni periodici corrisposti al coniuge in conseguenza di separazione, scioglimento o annullamento del matrimonio, ad esclusione di quelli destinati al mantenimento dei figli, e pari nel 2010 a circa 750 milioni di euro. Mentre per i contributi per “servizi domestici e familiari” i contribuenti italiani hanno portato in deduzione 419 milioni, con un media di 780 euro a contratto.
fonte: Il Sole 24 Ore – 11 ottobre 2012