Scuole sentinella dove ogni mese si faranno test salivari su un campione di circa 110mila alunni. È la strategia alla quale si sta lavorando per controllare la circolazione del virus a settembre, quando ci sarà la ripresa delle lezioni. Ci si aspetta che il ritorno in classe faccia risalire la curva dei casi, soprattutto asintomatici, e l’Istituto superiore di sanità sta scrivendo un protocollo con le Regioni proprio per capire cosa avverrà tra i più giovani, individuando subito eventuali casi di positività.
Le critiche del Cts
Il Comitato tecnico scientifico, tempo fa, aveva detto di non essere d’accordo con i controlli a tappeto su tutti gli alunni proposti dal ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi. Oltre che molto dispendiosi, sarebbero stati difficili da organizzare. Il Cts disse anche che in quel modo si sarebbe creata una discriminazione rispetto all’ingresso a scuola di chi non avesse dato il suo consenso a sottoporre il figlio ai test. Fino a tre istituti per provincia
Nel protocollo al quale si sta lavorando l’impostazione è molto diversa e segue un po’ il modello sperimentato l’anno scorso da alcune Regioni, come Veneto e Toscana. Le scuole sentinella saranno scelte dalle amministrazioni locali, e dovranno essere da una a tre per provincia. Gli alunni devono avere dai 6 ai 14 anni, cioè frequentare elementari e medie. In tutto si tratta di una platea di 4,2 milioni di ragazzi. I tecnici vogliono fare circa 110mila test al mese (divisi in due tranche, una ogni 15 giorni) preferibilmente non a classi intere ma a ragazzi di diverse età e istituti. E visto che ovviamente la partecipazione è volontaria, si è guardato il dato di adesione che hanno avuto l’anno scorso le Regioni pilota per capire a quanti chiedere di partecipare per avere un campione sufficiente. Il via libera allora è arrivato da circa il 60% dei contattati: quindi, saranno circa 180mila le famiglie cui sarà chiesto se vogliono che il figlio prenda parte allo screening. In questo modo si conta di avere appunto 110mila alunni disponibili. Scelti gli esami meno invasivi
I test utilizzati saranno quelli salivari, cioè i meno invasivi. I tecnici sanno bene che, se si proponesse il tampone nasale, la partecipazione potrebbe essere inferiore. E comunque il salivare è un sistema di prelievo molto più semplice e meglio gestibile. Sarà la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Figliuolo a procurare il materiale necessario agli esami.
Il ruolo delle famiglie
I primi due mesi saranno di sperimentazione e i prelievi verranno fatti a scuola, con il personale delle Asl. Ma più avanti, visto che la procedura è molto semplice, si chiederà ai genitori di prendere personalmente il campione di saliva del figlio, la mattina subito dopo il risveglio. Il campione sarà poi portato a scuola, da dove verrà inviato con gli altri ai laboratori della Asl. Se sarà trovato un caso di positività, dopo un esame di conferma, partirà la normale procedura di isolamento e ricerca dei contatti.
Ogni mese ragazzi diversi
L’idea è di portare avanti i controlli per tutto l’anno scolastico, cambiando ogni mese i plessi scolastici coinvolti e magari scegliendoli in Comuni diversi. Le Regioni potranno coinvolgere più alunni rispetto al numero fissato nel protocollo, e rivolgersi anche a classi di età diverse. In generale, lo screening potrà essere modificato, anche a livello centrale, ad esempio se ci saranno cambiamenti di tipo epidemiologico o se diventeranno disponibili nuove tecnologie diagnostiche. Si tratterà di un’operazione di sanità pubblica e non di uno studio (come quello fatto l’anno scorso, con scarsi risultati, utilizzando i test sierologici) perché appunto servirà a intercettare i positivi asintomatici e a mettere in sicurezza la scuola ed eventuali familiari fragili degli studenti. Chi non vorrà partecipare, ovviamente, potrà andare comunque a lezione.
Il nodo dei docenti
Si è valutata anche la possibilità di fare lo screening con i test salivari anche su un campione di docenti. Si deve però ancora chiarire se andare avanti su questa strada, anche perché l’obbligo di Green Pass potrebbe rendere i controlli poco utili.
Repubblica