di Leonard Berberi e Fiorenza Sarzanini, Il Corriere della Sera. Oltre 44.000 in due settimane. Tante sono le persone arrivate in Italia dalla Gran Bretagna. E per tutte sono già scattati i controlli. Dovranno essere sottoposte a tampone e indicare i propri contatti. Un’operazione prevista dall’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza per rintracciare il maggior numero possibile di cittadini che potrebbero aver contratto la nuova variante del Covid-19, molto più contagiosa secondo gli scienziati. Una situazione di grandissimo allarme causata dal ritardo nella comunicazione da parte delle autorità britanniche.
Nonostante l’impennata di contagi registrata a metà dicembre, non era scattato alcun allerta. Soltanto domenica pomeriggio, preoccupati per la curva epidemiologica in continua salita, il ministro britannico alla Salute Matt Hancock ha avvisato i colleghi europei: «La situazione è fuori controllo». Dodici ore prima il dipartimento scientifico dell’ospedale militare Celio aveva comunicato che una funzionaria dell’intelligence, in servizio all’Aise — l’agenzia per la sicurezza esterna — sposata con un inglese, era positiva alla variante del Covid-19. E il governo ha deciso di bloccare i voli in partenza e in arrivo per l’Italia. Ma anche di vietare gli ingressi con treni e auto a chi «nei quattordici giorni antecedenti alla presente ordinanza ha soggiornato o transitato nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord».
L’ordinanza firmata dal titolare della Salute Roberto Speranza due giorni fa dispone che «le persone che si trovano nel territorio nazionale e che nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o transitato nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, anche se asintomatiche, sono obbligate a comunicare immediatamente l’avvenuto ingresso nel territorio nazionale al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio e a sottoporsi a test molecolare o antigenico, da effettuarsi per mezzo di tampone».
Il traffico aereo
Nelle ultime due settimane sono 113 i voli partiti da Londra
verso gli scali italiani
Un tracciamento che potrebbe coinvolgere altre migliaia di persone, ritenuto necessario proprio per evitare conseguenze drammatiche. Una corsa contro il tempo proprio tenendo conto che la variante potrebbe essere più aggressiva di quella già conosciuta. Tanto che sabato pomeriggio, quando dal Celio è arrivata la comunicazione della positività della donna, si è scoperto che già da una settimana tutti i suoi contatti erano stati individuati e tenuti sotto stretta sorveglianza.
A Milano Malpensa e Linate la società di gestione Sea fa sapere che soltanto da Londra sono sbarcate circa 9.000 persone negli ultimi quattordici giorni. A queste vanno aggiunti i circa 7.000 viaggiatori che — secondo Aeroporti di Roma — sono invece arrivati a Fiumicino e Ciampino con voli decollati da tutto il Regno Unito. È una contabilità — chiariscono i gestori aeroportuali — che non tiene conto di quelli che sono sbarcati nel nostro territorio facendo scalo negli hub di altro Paesi europei (Francia, Olanda, Germania) per convenienza o perché quel doppio volo era l’unica soluzione possibile per arrivare nella destinazione italiana.
Dal 7 al 20 dicembre soltanto dagli impianti di Londra (Heathrow, Gatwick, Stansted, Luton) sono partiti 113 aerei verso gli scali romani, milanesi e quello di Bergamo-Orio al Serio. Domenica scorsa, giorno in cui è scattato il blocco, erano stati programmati almeno 44 voli dal Regno Unito all’Italia: 29 sono atterrati, altri 15 sono stati cancellati, alcuni con le persone imbarcate. E adesso sono migliaia i connazionali bloccati che chiedono alla Farnesina di poter rientrare dopo aver effettuato il tampone. Come Alessio del Sarto e la sua ragazza Sara Bolognesi. «Attendiamo informazioni in una camera d’albergo di Heathrow — spiegano al Corriere —, non abbiamo una dimora qui». Sperano tutti nei voli di rimpatrio. Da Alitalia si dicono pronti a operarli. Aspettano — come durante la prima ondata — un segnale dal governo.