Per adesso è una legge delega: sette articoli per ridisegnare il terzo settore in Italia. Ma entro sei mesi dovranno essere varati i decreti delegati e la riforma, approvata ieri dal Consiglio dei ministri, diventerà operativa nel 2015. Dai bond solidarietà, alle imprese sociali, alla riforma del meccanismo del 5 per mille, e a quella del servizio civile: «Questa riforma è un grande momento di svolta», ha voluto sottolineare in conferenza stampa il premier Matteo Renzi.
Sicuramente un grande cambio è quello del servizio civile: l’obiettivo di questa riforma è poter arruolare centomila ragazzi l’anno, contro i 15 mila attuali, anche i ragazzi stranieri. Ma con quali soldi? A fare i conti ci ha aiutato Luigi Bobba, sottosegretario al Lavoro con delega al Servizio Civile.
Spiega, Bobba: «Per quest’anno siamo riusciti a trovare 145 milioni nel Fondo nazionale e altri 55 dalla quota regionale di garanzia. Questo ci permetterà di far partire 40 mila ragazzi entro i primi mesi del 2015». Per raggiungere la quota di 100 mila voluta e annunciata dal presidente del consiglio mancano all’appello circa 250 milioni.
Dice ancora Bobba: «Ci metteremo al lavoro per trovare le adeguate copertura. Qualcosa dovrebbe arrivare dai fondi di Expo e anche della Cariplo. Ma poi bisogna anche tenere conto che con la nuova legge di riforma la durata del servizio civile non sarà più rigidamente di un anno, ma varierà a seconda dei progetti: dai 6-8 mesi, ai 10-12 mesi. Il che vuole dire che se oggi ogni ragazzo che parte per il servizio civile ci costa circa 6 mila euro, accorciando la durata ce ne costerà meno».
Altro punto forte della riforma del terzo settore riguarda la donazione del 5 per mille, quella che si fa al momento della dichiarazione dei redditi. E se da un lato con questa delega ne viene decretata la stabilità, dall’altra si impone un a riorganizzazione sostanziale.
È ancora il sottosegretario Bobba che spiega: «Intanto è previsto che gli enti beneficiari di questo contributo debbano rendere trasparente l’uso dei soldi, attraverso internet o attraverso altro tipo di documentazione. Poi si è pensato un modo per rivedere l’accreditamento degli enti beneficiari. Per capirci: attualmente ci sono settantacinque circoli del golf. Ha un senso? Per non parlare di quegli enti che non ricevono nemmeno un centesimo: sono duemila. E altri tremila sono quelli che ricevano meno di 100 euro. Insomma c’è da fare un bel po’ di ordine e di pulizia».
Sono stati fissati tre criteri per rivedere il sistema di accreditamento degli enti beneficiari: il non fine di lucro; il perseguimento di interessi generali; la generazione di opere e di attività sociali.
Nel testo delega c’è anche un articolo specifico che riguarda le imprese sociali per permetterne uno sviluppo forte. Per farlo viene prevista la possibilità di consentire una forma di remunerazione del capitale attraverso una limitata redistribuzione degli utili. Ci saranno anche delle forme di finanza sociale, come i cosidetti social bond, ovvero la possibilità per le banche di emettere obbligazioni a rendimento garantito con una quota (circa l’1%) destinata ad un soggetto del terzo settore.
Alessandra Arachi – Corriere della Sera – 11 luglio 2014