Sembra un dialogo tra sordi quello che oppone governi ad autorità sanitarie in merito all’opportunità di somministrare la terza dose di vaccino: i primi, compreso quello italiano, stanno annunciando o predisponendo l’avvio della nuova fase delle campagne vaccinali, mentre le seconde continuano a ribadire che qualunque decisione in merito, con la sola esclusione di categorie specifiche di pazienti, è prematura, e probabilmente poco motivata, e che sarebbe assai più proficuo, oltreché eticamente molto più accettabile, intensificare le campagne di vaccinazioni nei paesi in cui l’accesso all’immunizzazione è insoddisfacente.
Come se ne esce? Cercando di chiarire i diversi aspetti, comprese le domande in attesa di risposta. Risponde Emanuele Montomoli, grande esperto di vaccini, e ordinario di igiene dell’Università di Siena.
Durata ed efficacia del vaccino. Anche se le varianti hanno abbassato l’efficacia di qualche punto percentuale, spiega, sembra abbastanza chiaro, ormai, che la protezione dalle forme gravi e dai decessi sia sufficiente per molti mesi, probabilmente per almeno un anno. Ciò spiega perché si sia deciso di estendere il green pass a 12 mesi.
Il discorso cambia, tuttavia, in chi non ha reagito bene alla prima vaccinazione, perché anziano o immunodepresso o comunque fragile: in quel caso – questa l’opinione anche di Anthony Fauci e quindi del National institute for allergy and infectious diseases statunitense, di Ema ed Ecdc – è forse opportuno somministrare un richiamo, anche se non ci sono ancora garanzie sul fatto che chi non ha reagito bene una prima volta lo faccia dopo un’ulteriore stimolazione: in base ai dati oggi disponibili (ancora molto pochi), qualcuno lo fa, qualcun altro no.
Vaccini riformulati. Ciò che viene attualmente proposto (e richiesto da Pfizer e Moderna, che hanno già sottomesso le richieste a Fda ed Ema) è un’ulteriore somministrazione degli stessi vaccini utilizzati finora, nello stesso dosaggio, in un intervallo di tempo che va dai sei agli otto mesi dopo la seconda dose. Ma, come fa notare Montomoli, tutti i vaccini attuali sono diretti contro il ceppo originario di Sars-CoV-2 denominato alfa, di Wuhan, che ormai, di fatto, non esiste più, e sono quindi destinati a essere sempre meno efficaci. La domanda che in molti si fanno è se non sarebbe meglio procedere con vaccini riformulati, che assicurino una protezione migliore, anche a costo di attendere qualche mese in più. Si tratterebbe di vaccini molto più vicini ai ceppi di Sars-CoV-2 circolanti, e quindi più protettivi.
Sicurezza. Questo – spiega Montomoli – è uno degli aspetti più delicati di quella che lui preferisce chiamare rivaccinazione. Non ci sono dati sufficienti per escludere eventi avversi più gravi di quelli visti finora. I vaccini a Rna possono suscitare una reazione a causa delle particelle di grassi che veicolano l’Rna stesso. L’organismo, una volta che li assume, si sensibilizza, e reagisce, e questo spiega perché la reazione alla seconda dosa sia spesso più acuta rispetto a quella alla prima. Ma non ci sono studi consistenti su che cosa succede se lo stesso organismo viene ulteriormente stimolato da una terza dose: la reattogenicità potrebbe aumentare.
Per quanto riguarda quelli a vettore, l’organismo reagisce anche contro il vettore stesso: proprio per evitare questa reattività, alcuni prodotti prevedono vettori diversi tra prima e seconda dose, e alcuni paesi hanno introdotto schemi eterologhi. Ma se l’organismo reagisce contro già dopo la prima dose, lo fa ancora di più contro una terza dose, compromettendone grandemente l’efficacia. Anche su questo occorrerebbero studi che, al momento, non ci sono.
Aspetti legali. L’Ema ha approvato protocolli che prevedono una o due somministrazioni, e non può quindi essere chiamata in causa per eventuali eventi inattesi con schedule a tre dosi. Ma anche nei singoli stati europei non ci dovrebbero essere rischi legali, perché ciascuno di essi deve concedere una sua autorizzazione per un eventuale richiamo, nell’ambito della quale sono regolati anche eventuali estensioni di indicazione, come in questo caso. Per tale motivo in Italia si dovrà attendere in ogni caso il via libera di Aifa.