Flavia Amabile. C’è la bellezza italiana ridotta in polvere e c’è soprattutto per la prima volta un profondo senso di impotenza di fronte ai crolli dei capolavori medievali che rendono unica l’Italia. A fine giornata il bilancio di una manciata di secondi di scossa di terremoto è un miliardo di euro, forse anche due, di danni in più al patrimonio culturale italiano.
Una cifra enorme se si pensa che soltanto la scossa di mercoledì scorso aveva aumentato del 70% i danni portandoli a un miliardo. Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero dei Beni Culturali, ammette le difficoltà. Se pensiamo solo alle segnalazioni, dopo le precedenti scosse erano state circa 3000. Dopo l’ultimo terremoto mi aspetto almeno altre 2000 segnalazioni. Pensiamo che sia stato il più violento».
Ma non è la sua violenza a dare un senso di impotenza, è il protrarsi nel tempo senza lasciar vedere una fine. «Intervenire ora e mettere in sicurezza i beni danneggiati non è un’operazione che il ministero può assicurare», spiega. La dirigente sa di non avere alternative: «Avevamo ricominciato le verifiche e gli interventi dopo la scossa e i crolli di mercoledì 26. Eravamo entrati venerdì nella basilica di San Benedetto. Volevamo portare via le pale dell’altare ma ci siamo resi conto che avremmo rischiato troppo perché saremmo dovuti rimanere a lungo all’interno della basilica. Ci eravamo messi d’accordo per vederci lunedì mattina e effettuare un intervento di messa in sicurezza del tetto dall’esterno. Purtroppo la scossa di stamattina ha fatto crollare tutto, ma sarebbe stato impossibile fare più in fretta».
La pala della Madonna è stata ritrovata fra le macerie ieri mattina dai Vigili del Fuoco e portata in uno dei depositi allestiti dal ministero per il recupero delle opere danneggiate. Il resto è lì, un simbolo dell’Italia medievale in polvere.
Possibilità di recupero? Secondo gli esperti, ci troviamo di fronte a una delle situazioni più difficili per i beni culturali italiani degli ultimi decenni. E un eventuale recupero dipende da come sono avvenuti i crolli: se i pezzi sono ridotti in granelli minuscoli, non ci sono speranze; se invece sono abbastanza grandi, si può sperare di ricostruire. Per esempio, i mosaici della basilica di Assisi sono stati restaurati dopo un lavoro certosino rimettendo insieme tutti i pezzi di almeno un centimetro.
Non tutto è perduto, ma nessuno oggi è in grado di dire di più, o di avere la minima certezza sul futuro. «Da domani ricominceremo con le verifiche anche sugli edifici dove già ci sono stati i sopralluoghi e che erano stati dichiarati agibili. Ma in molti casi i nostri tecnici non possono ancora entrare, dobbiamo aspettare il via libera dei Vigili del Fuoco», spiega Giorgia Muratori, segretario generale del Mibact per le Marche. Ma la situazione è di giorno in giorno più difficile e si annuncia necessaria anche una diversa organizzazione delle competenze.
Si attende la nomina del Soprintendente unico speciale per le aree colpite dal sisma, distribuite in quattro regioni tutte ad alta densità di beni culturali. Avrà l’incarico di concentrarsi sul recupero del patrimonio mobile e immobile, mentre il ministro Franceschini chiede più fondi per riuscire a salvare tutte le opere danneggiate. L’art bonus, infatti, verrà esteso anche ai beni ecclesiastici gravemente colpiti. «Non appena il terremoto si fermerà ci metteremo al lavoro. È nostra ferma intenzione recuperare tutto il patrimonio che è stato danneggiato», promette Antonia Pasqua Recchia.
Una promessa che in queste ore suona molto impegnativa. A subire danni è stato persino l’«ermo colle» dell’Infinito di Recanati, quello che ha ispirato Giacomo Leopardi, dove si è aperto uno squarcio. Palazzo Leopardi «ha retto bene ma è chiuso alle visite per precauzione», spiega Vanni Leopardi, che con la famiglia vive ancora nel palazzo settecentesco.
I danni più rilevanti però sono di sicuro a Norcia che in pochi secondi ha perso tutte le chiese: non solo la basilica di San Benedetto, anche la cattedrale romanica di Santa Maria Argentea, la chiesa gotica di San Francesco. E sono stati danneggiati pesantemente il Municipio e il museo della Castellina. Ad Amatrice è crollata la torre civica e quello che rimaneva della chiesa di Sant’Agostino. Ma i danni sono diffusi ovunque. Ulteriori crolli ci sono stati nei centri storici di Camerino, Visso, Tolentino. Paura anche per la Pinacoteca di Jesi dove sono custoditi dipinti di Lorenzo Lotto e per Civita di Bagnoregio. L’elenco può continuare a lungo. La scossa di ieri ha ferito per intero il cuore dell’Italia medievale.
La Stampa – 31 ottobre 2016