Repubblica. Il record settimanale di «nuovi posti letto occupati in terapia intensiva», 44, raggiunto ieri. Dodici regioni e una provincia autonoma (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Trento) con più del 30 per cento delle rianimazioni occupato da pazienti Covid. Superata quindi la soglia di allerta individuata dal ministero della Salute oltre la quale il sistema sanitario va in crisi. Un numero, 3.679, che spinge l’Italia indietro esattamente di un anno, al 29 marzo 2020, quando il Paese era chiuso a chiave in lockdown, e i ricoverati in condizioni gravissime erano 3.800.
I reparti delle terapie intensive italiane scoppiano. Ancora. E, questa volta, sono sovraccarichi ovunque, non solo al Nord. Dalla Lombardia, che ha un livello di saturazione da pazienti Covid al 61 per cento, al Lazio (39 per cento) fino alla Puglia (42 per cento). Le proiezioni non promettono niente di buono. Un report di Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) redatto con la collaborazione dell’università di Padova tiene in ansia i tecnici del governo: il picco, sostengono i matematici, non è stato ancora raggiunto. Gli ingressi in rianimazione continueranno a crescere anche nelle prossime settimane, in particolar modo in Lombardia, Friuli, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Veneto, Valle d’Aosta, Sardegna, Sicilia. Una situazione che, temono, porterà l’Italia a sfondare la quota dei quattromila ricoveri che soltanto una volta, il 4 aprile del 2020, è stato toccata. Furono 4.063.
Si dirà, ed è vero, che la capacità di ricovero, rispetto ad allora, è raddoppiata: abbiamo 9.059 posti letto e ce ne sono altri 880 attivabili in breve tempo (fonte Agenas). Ma il personale, inevitabilmente, è rimasto lo stesso. Poche sono state le nuove assunzioni. E così se lo scorso anno da tutta Italia anestesisti, medici specialisti e infermieri sono potuti partire per la Lombardia, l’Emilia, il Piemonte, il Veneto, le regioni che sopportavano con grandissima difficoltà l’impatto della pandemia, oggi questo non è più possibile. «La prossima settimana avremo il picco dei ricoveri e degli ingressi giornalieri nelle unità di intensiva», sostiene anche il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo del Cnr . «Una situazione — fanno notare fonti del governo — incompatibile con le riaperture».