D’Alfonso: «Nessun rischio di commissariamento, la scelta del dg tocca a me “sentito” il ministero». Intanto Manola Di Pasquale replica all’attacco del sindacato veterinari (che hanno annunciato il ricorso al Tar sulla sua nomina in Cda): «Non fa bene all’istituto»
«L’istituto zooprofilattico non corre alcun rischio di commissariamento, stiamo adempiendo alle procedure e dopo l’individuazione del presidente procederemo in tempi brevi anche con il direttore generale sulla base di una griglia di quattro idonei. Non ci saranno poteri sostitutivi poiché l’iter si sta concludendo». Parola del presidente Luciano D’Alfonso, che ha chiarito i passaggi che la Regione sta compiendo in questa direzione sottolineando di essere pronto tra oggi e domani a nominare il nuovo direttore generale. Il governatore non ufficializza pubblicamente il nome del docente di veterinaria ed ex rettore dell’università di Teramo Mauro Mattioli ma l’intenzione di puntare sul suo nome c’è tutta. Anche perché, come D’Alfonso stesso puntualizza, la competenza sulla nomina del direttore generale coincide con la sua funzione, che deve raccordarsi con il presidente della giunta della Regione Molise, “sentito” il ministero della Salute. Quel “sentito il ministero” si riduce di fatto a una notifica per D’Alfonso, il quale lascia però intendere la determinazione a far sì che si trovi una quadratura politica con il ministro Beatrice Lorenzin, ben consapevole che dal ministero della Salute dipendono i fondi dell’istituto. Dunque il governatore punterà su Mattioli passando per una mediazione i cui contorni non sono definiti ma che D’Alfonso ha illustrato con una metafora. «Poniamo che abbiate necessità di andare a Roma. Io mi impegno a darvi un passaggio. Probabilmente non riuscirò a portarvi con la mia macchina, ma vi garantisco che a Roma ci arriverete, magari su un’altra macchine». Un esempio che rende perfettamente l’idea che un accordo, per D’Alfonso, ci sarà. E sarà sul nome di Mattioli.
Nel frattempo è arrivata una replica dal presidente del cda Manola Di Pasquale alle sigle sindacali dei veterinari (Fnovi e Sivemp) che nei giorni scorsi hanno sollevato nuovi dubbi sulle sue competenze, con tanto di ricorso. «Siamo sicuri che le prese di posizione facciano bene all’Istituto e alle risorse professionali che esprime?», si chiede Di Pasquale. E spiega che «la legge di riordino prescrive che i componenti del cda devono avere quale requisito “la laurea magistrale ed esperienza in materia di sanità pubblica e veterinaria e sicurezza degli alimenti”. Non si richiede la laurea veterinaria» dice, «magari è un limite della legge ma non l’ho scritta io e il sindacato dei veterinari Sivemp, che oggi contesta la mia nomina, sarebbe dovuto intervenire in fase di redazione della legge per chiedere un titolo così specifico, a meno che non si voglia sottintendere che un avvocato non ha capacità per svolgere funzioni di programmazione e controllo. Eppure in molti cda di altri istituti zooprofilattici italiani
siedono avvocati e non sono mai state sollevate obiezioni. Mi domando dunque perché questa volta il sindacato abbia assunto una posizione tanto netta in un momento delicato dell’Izs quando bisognava scongiurare il commissariamento.
Il sindacato dei medici veterinari chiede l’annullamento della nomina della Di Pasquale.fatta ad ottobre dal presidente D’Alfonso
«Manola Di Pasquale non ha le competenze per ricoprire il ruolo di presidente dell’Istituto Zooprofilattico Caporale di Abruzzo e Molise (Izs) e non basta certo un’aggiunta al suo curriculum in cui si sostiene che come avvocato si è occupata di materie sanitarie e veterinarie». È quanto sostenuto in un ricorso al Tribunale amministrativo Regionale con cui il sindacato Federazione veterinari e medici (Fvm) chiede l’annullamento della nomina, avvenuta con decreto dell’ottobre scorso del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso. Il ricorso è contro la Regione che ha nominato Di Pasquale, candidata sindaco del Pd sconfitta alle ultime amministrative di Teramo, nel Cda che poi l’ha indicata come presidente.
Una decisione contestata su più fronti anche per la mancanza di requisiti. Per l’istituto a inizio dicembre il ministero della Salute ha avviato la procedura di commissariamento, in quanto non sono stati rispettati i tempi per completare le nomine degli organismi dell’ente sanitario pubblico.
«Scelte offensive». L’ex presidente Prosperi attacca la politica abruzzese. Intanto non arriva la nomina di Mattioli a dg
L’ufficializzazione della nomina di Mauro Mattioli a direttore generale dell’istituto zooprofilattico di Teramo ancora non c’è e sorge il dubbio che la fase di interlocuzione con il ministero della Salute, definita dal governatore Luciano D’Alfonso una mera formalità, sia invece uno scoglio duro da superare. Di sicuro da Roma hanno avviato a inizio dicembre la procedura di commissariamento dell’Izs e ogni giorno che passa senza l’annuncio del nuovo dg alimenta il sospetto che al posto di Mattioli arrivi un commissario.
Intanto sulle recenti vicende dell’istituto si registra un nuovo intervento di Santino Prosperi, ex presidente del cda candidatosi a ricoprire il ruolo di dg, ma escluso dalla rosa dei quattro concorrenti ritenuti idonei. «Ho sempre sperato che l’Abruzzo potesse scrollarsi di dosso la nomea della regione meridionale più a nord del Regno delle due Sicilie. Purtroppo i fatti accaduti negli ultimi 3-4 mesi riguardanti l’Izs di Teramo fanno ripiombare questa regione nel profondo sud. L’ultimo di questi eventi, la selezione degli idonei per la direzione generale, ne è un esempio emblematico». Prosperi obietta «sul fatto che diversi candidati siano stati ritenuti inspiegabilmente non idonei» nonostante i titoli vantati nel campo della sanità pubblica veterinaria. Cita i nomi (e i titoli) di Cinotti, Fiore e Caracappa e di se stesso.
«Poichè per aspirare all’idoneità bisognava avere una comprovata esperienza nel settore della Spv e della sicurezza alimentare, è difficile comprendere le ragioni» di tali esclusioni, aggiunge. «Anche perché, non esistendo una graduatoria, sarebbe stato sempre e comunque il presidente della Regione Abruzzo a scegliere come direttore uno tra gli idonei. Bastava applicare la legge e il buon senso. Era così complicato considerare idonei altri 6-8 colleghi che forse hanno i titoli? Che differenza fa? E’ un problema di forma ma in tal caso la forma diventa sostanza, è anche un problema di stile! In tal modo si invoglia qualcuno a fare ricorso; questo per il modo come la politica ha offeso dei colleghi che per tutta la vita hanno studiato e fatto ricerca nel settore della sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare. Personalmente mi riesce davvero indigesto non essere considerato esperto di Spv».
Prosperi conclude: «Mi auguro che vengano presto resi pubblici i criteri scelti per la selezione degli idonei. Spero che detti criteri, seppur confutabili, nulla abbiano a che vedere con scelte aprioristiche legate a interessi politici, locali o regionali».(d.v.)
Il Centro di Teramo – 18 e 19 dicembre 2015