Non c’è pace e non c’è accordo sull’assetto futuro dello zooprofilattico “Caporale”. Nulla di fatto nella seduta di martedì riguardo la nuova legge di riordino dell’istituto che, tra le altre cose, dovrà dotare la struttura di un consiglio di amministrazione ponendo fine al commissariamento in atto da oltre vent’anni. L’esame del progetto di legge è stato nuovamente rinviato. E questo ha scatenato le polemiche del centrosinistra che ha denunciato una presunta “spaccatura” del centrodestra sulla materia e quindi l’ostruzionismo per bloccare l’approvazione della norma. A sostenere la tesi è stato il consigliere regionale del Pd Giuseppe Di Luca, promotore insieme a Claudio Ruffini del disegno di legge.
«Abbiamo atteso per mesi la discussione della legge in commissione senza avere nessun confronto», ha spiegato, «martedì credevamo che la maggioranza facesse la maggioranza; invece l’ordine di scuderia, causa le divisioni interne, è stato indietro tutta». «L’ostruzionismo è all’interno della stessa maggioranza», ha aggiunto Di Luca, «solamente così si spiegano gli oltre 140 emendamenti presentati dagli assessori Paolo Gatti e Luigi De Fanis assieme ai consiglieri Emiliano Di Matteo e Federica Chiavaroli». Secondo Di Luca sarebbe in atto una vera e propria “guerra” nella maggioranza per il controllo del’istituto, il tutto a scapito dell’organizzazione e del funzionamento dello stesso». Niente di tutto ciò starebbe avvenendo secondo l’assessore regionale al lavoro Paolo Gatti che rimanda al mittente le accuse del Pd.
«Per vent’anni abbiamo atteso una legge di riordino, solo adesso si manifesta da parte del Pd questa curiosa urgenza», ha commentato Gatti, «vogliono approvare a tutti i costi una legge che secondo me è fatta male. La cosa più grave è che stabilisce che il direttore dell’istituto possa essere solo un veterinario e anche con più di 65 anni. Mi sembra chiaramente il tentativo di fare una legge ad personam». Il pensiero va all’ex direttore, Vincenzo Caporale (nella foto), andato di recente in pensione dopo aver raggiunto i 65 anni. Secondo Gatti la clausola che definisce i criteri per l’individuazione del direttore sarebbe in contrasto con la normativa nazionale sugli istituti zooprofilattici secondo la quale le competenze per questa figura devono essere di tipo manageriale. «Perchè il direttore non potrebbe essere ad esempio un avvocato di 50 anni o un medico?», ha spiegato, «io credo che per ottenere una legge migliore bisogna andare oltre questi limiti e magari aspettare qualche settimana o mese in più».
Il Centro – 28 febbraio 2012