Quando, alla vigilia di Natale, hanno trovato quella lettera per il “recupero credito regionale tasse venatorie”, i più non hanno nemmeno capito a cosa si riferisse. Bisogna andare indietro di 34 anni per capirlo. In alcuni casi i destinatari della comunicazione sono già deceduti.
La Regione sta provando a recuperare quasi 2 milioni di euro, in base ad una sentenza della Corte di Cassazione del 2004 che era stata lasciata nei cassetti per anni. Solo che ora la sessantina di aziende venatorie coinvolte si è rivolta ad alcuni legali e dichiara battaglia. Tutti i proprietari e i gestori delle vecchie riserve di caccia, oggi aziende venatorie, negli anni Ottanta erano tenuti a pagare una tassa di concessione. Quella fissata dalla normativa nazionale ammontava a 400 lire ad ettaro, e le Regioni potevano al massimo raddoppiarla. Ma nel 1980, in Veneto, decisero di portarla a 20 mila lire all’ettaro. Le aziende comunque pagarono, non rinunciando a una battaglia legale. Tutte chiesero il rimborso delle tasse pagate in eccesso. Prima il tribunale di Venezia diede loro ragione, poi, nel ’98, anche la Corte d’Appello, a cui la Regione si era rivolta per rivedere la sentenza. L’anno successivo arrivarono i rimborsi. Ma la battaglia nelle aule di tribunale non si è esaurita. La Regione si è rivolta alla Corte di Cassazione, che nel 2004 ha stabilito che le aziende venatorie avrebbero dovuto restituire i soldi. «Ma afferma anche», spiega l’avvocato Raffaele Bucci che sta seguendo la vicenda dall’inizio, «che la Regione avrebbe dovuto analizzare caso per caso, cosa che non ha mai fatto, e che avrebbe potuto chiedere la restituzione delle tasse dall’80 all’83». Proprio quando la Regione sembra poter incassare il denaro, tutto si blocca. La pratica finisce in un cassetto. Pochi giorni prima di Natale cominciano ad arrivare le lettere con cui la Regione chiede nuovamente il rimborso entro 60 giorni. Lettere però che non arrivano solo ai proprietari delle vecchie riserve di caccia, ma anche a eredi, rappresentanti legali che non hanno più nulla a che fare con quelle aziende, e a persone decedute. «Siamo rimasti allibiti», spiega uno dei destinatari della lettera, «perché sono state coinvolte persone che non c’entrano nulla. Inoltre è difficile raccogliere le informazioni per difendersi. In molti i casi i rappresentanti legali hanno cessato il loro mandato prima del ‘99, quando la Regione ha rimborsato le tasse». Con la vendita delle aree e delle aziende, gli eredi non vogliono essere coinvolti. «Chiederemo la prescrizione», annuncia l’avvocato Raffaele Bucci, «hanno provato a interrompere il termine con la lettera, ma nelle cause civili non vale».
Federico Cipolla – Il Mattino di Padova – 9 febbraio 2014