Una sola chiave per entrare in tutti gli uffici pubblici. Per pagare la Tasi, il ticket o chiedere il riscatto della laurea dal Pc di casa o dallo smartphone, senza file allo sportello. E con moduli virtuali, anziché compilando montagne di scartoffie. Nome utente e password: non è da poco la semplificazione promessa ai cittadini italiani dallo Spid, la nuova identità digitale per accedere ai servizi della pubblica amministrazione.
Che dopo mesi di annunci, sperimentazioni, ritardi, ora è pronta a partire. «A brevissimo», questione di giorni, annuncerà oggi il ministro Marianna Madia. Con l’obiettivo di arrivare a 10 milioni di utenti registrati da qui a dicembre 2017, quando tutti gli enti della macchina dello Stato dovranno aderire al sistema.
Il ritardo da recuperare è enorme. Negli ultimi dodici mesi, certifica la Commissione, solo un italiano su quattro ha utilizzato servizi di e-government. La media comunitaria è del 46 per cento, peggio di noi solo Romania e Bulgaria. Gli sportelli online spesso ci sono, ma ognuno con le sue credenziali: una giungla di password che il Pin unico dovrebbe sfrondare. Dal giorno del debutto, oggi Madia lo cerchierà sul calendario, si partirà con circa 300 servizi. L’Inps renderà disponibili procedure come la richiesta degli assegni familiari o il riscatto della laurea, l’Inail la compilazione del Cud, l’Agenzia delle Entrate passaggi legati alla dichiarazione dei redditi. Hanno già aderito sei Regioni, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche e Toscana, che permetteranno di pagare online mense scolastiche e ticket sanitario, e il Comune di Firenze, dove si potrà regolare la Tasi. «Altri enti aderiranno nei prossimi giorni», dicono dall’Agenzia per l’Italia digitale, l’Agid, regista del progetto.
A erogare lo Spid, in realtà, saranno dei soggetti privati. Per ora si sono accreditati in tre: Telecom Italia, Poste e InfoCert. Bisognerà presentare dati anagrafici, codice fiscale, numero di cellulare e indirizzo mail: la verifica dell’identità avverrà faccia a faccia (Poste potrebbe utilizzare i portalettere), via webcam, o con firma digitale. Nel giro di qualche giorno lo Spid dovrebbe arrivare a casa via raccomandata o mail. Senza costi, si legge sui siti di Tim e InfoCert, «per i primi due anni». All’inizio resteranno validi anche i vecchi codici di accesso, come quelli Inps, per poi procedere alla conversione al nuovo Pin unico.
Il sistema prevede livelli di sicurezza diversi a seconda del servizio erogato. Per quelli base basteranno nome utente e password, per i più delicati, come i pagamenti, verrà richiesta una parola chiave usa e getta. L’ultimo livello, che dovrebbe essere dedicato ai professionisti, prevede l’autenticazione con un supporto fisico, per esempio una carta chip, fornita a pagamento. A tutela della privacy, assicura l’Agid, gli utenti non verranno profilati.
Il lancio dello Spid permetterà di passare alla fase successiva nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Anziché disseminati sui siti dei vari enti, il governo vuole infatti riunire tutti i servizi in un unico portale, Italia Login. Entro fine anno poi dovrebbe essere completata l’anagrafe unica dei residenti, che centralizzerà i database degli 8mila Comuni tricolori. E per la fine del 2017, prevedono i decreti di riforma della Pa approvati in fase preliminare, il cittadino potrà eleggere un domicilio digitale a cui gli uffici dello Stato saranno obbligati a indirizzare tutte le comunicazioni, multe comprese, pena la non validità. Bella sfida, cambiare il modo di lavorare della macchina pubblica. Un piano per cui le competenze restano frammentate tra Agid, Regioni, ministeri e consulenti speciali del governo, e le risorse molto incerte. Ma che oggi fa almeno un primo passo.
Repubblica – 8 marzo 2016