Lui è avvocato, lei commercialista. Hanno due figli e vivono a Roma in una casa di proprietà. Per loro, le tasse locali nel 2012 saranno più care di 1.119 euro. Un aumento del 154% rispetto agli importi pagati l’anno prima.
Colpa dell’Imu sull’abitazione principale e delle addizionali comunali e regionali all’Irpef. I numeri di Roma colpiscono, ma non sono un caso isolato: per la stessa famiglia, a Milano la stangata sarebbe di 394 euro (+90%) e a Bari di 356 euro (+50%).
I Comuni hanno tempo fino al 30 giugno per approvare i preventivi 2012, ma la via dei rincari in molti casi è tracciata: i dati riportati nel nostro grafico mostrano che circa 40 capolouoghi di provincia – tra quelli che hanno risposto al Sole 24 Ore – hanno già messo in agenda l’aumento dell’addizionale Irpef o stanno studiando aliquote Imu superiori a quelle base definite a livello nazionale.
Sono scelte che condizioneranno i bilanci familiari non solo per quest’anno, ma anche per il 2013. L’aumento dell’addizionale comunale, infatti, anche se deciso in questi giorni, è destinato a pesare sulle tasse pagate l’anno prossimo. Ad esempio, la famiglia di professionisti di Bari, in prospettiva, deve mettere in conto altri 129 euro di Irpef municipale.
Vista dalla parte degli amministratori, la compilazione del bilancio è un gioco a incastri complicato. Anche per via del fatto che metà del gettito dell’Imu finirà allo Stato (esclusi solo gli incassi da prime case e fabbricati rurali strumentali). A Padova, ad esempio, si stima che applicando le aliquote Imu ordinarie – 0,4% sulle abitazioni principali e 0,76% sugli altri fabbricati – il Comune perderà circa 5 milioni di euro rispetto all’Ici.
Si spiegano così le aliquote all’1,06% – il livello massimo – su seconde case e immobili produttivi in diverse città: da Latina a Pesaro, da Bergamo a Caserta. E si spiegano così anche gli sconti praticamente assenti per la prima casa: a parte Monza (che potrebbe aumentare da 200 a 300 euro la detrazione fissa per tutti) e Sondrio (che sta studiando di portarla a 250 o 300 euro) nessun Comune è orientato ad abbassare l’aliquota sotto lo 0,4 per cento.
La geografia dei rincari è tutt’altro che omogenea. Ci sono città che hanno scelto di aumentare solo l’Imu, altre che interverranno solo sull’Irpef, e altre ancora che azioneranno entrambe le leve. E questo dipende da diversi fattori. Proprio Sondrio, ad esempio, ha portato l’addizionale comunale allo 0,8% già nel 2007 e non ha molti spazi di manovra in questo campo. Milano, invece, i margini per non aumentare l’Irpef se li è conquistati grazie alle risorse ricavate con il recente accordo sui derivati.
Le entrate extra, insieme ai tagli delle spese superflue, sono l’unica alternativa al rincaro delle tasse. Ma in qualche caso, come a Parma, è la situazione di bilancio del Comune – attualmente commissariato – a dettare l’ordine del giorno: addizionale Irpef allo 0,8% e aliquote Imu al massimo (0,6% prima casa e 1,06% altri immobili).
Un numero crescente di Comuni sta studiando di applicare l’addizionale per scaglioni di reddito, partendo ad esempio dallo 0,4% fino a 15mila euro annui, poi poi salire gradualmente allo 0,8% oltre i 55mila euro. Il dato di fondo, però, non cambia. E i rincari colpiranno in modo trasversale anche i lavoratori dipendenti e i pensionati, che hanno già risentito in busta paga o sulla pensione dell’aumento dello 0,33% dell’addizionale regionale.
Ad esempio, un funzionario di banca milanese con una media anzianità di servizio e due immobili (la casa in cui vive e un alloggio al mare), nel 2012 rischia di pagare quasi 1.200 euro in più. A Roma e Bari se la caverebbe con circa 700 euro. Ma non è una gran consolazione.