Non solo Tasi. Mentre i cittadini di più di duemila Comuni si apprestano a calcolare quanto dovranno sborsare per la nuova imposta sui servizi indivisibili, da pagare il prossimo 16 giugno, c’è un altro prelievo imposto dai municipi che grava già sulle loro buste paga, e che fa lievitare il conto delle tasse locali: l’addizionale Irpef.
Si tratta di un’imposta istituita nel 1998 e modificata tra il 1999 e il 2007, che prevede la fissazione opzionale di un’aliquota aggiuntiva all’Irpef da parte dei singoli Comuni, il cui introito finisce direttamente nelle loro casse. L’aliquota viene stabilita da ogni municipio fino a un limite massimo dello 0,8%, salvo deroghe espressamente previste dalla legge (ad esempio, Roma Capitale dall’anno 2011 può spingersi oltre e lo fa). A decorrere dal 2007 è stata riconosciuta ai Comuni la facoltà d’introdurre una soglia d’esenzione dal tributo in ragione del possesso di specifici requisiti reddituali. I Comuni hanno anche la facoltà di stabilire una pluralità di aliquote differenziate tra loro, progressive e articolate secondo gli scaglioni di reddito stabiliti per l’Irpef nazionale. Nel 2012 hanno applicato l’addizionale 6.500 su circa 8 mila.
Il fatto è che, mentre il governo ha centellinato quello 0,8 per mille da aggiungere all’aliquota-base della Tasi (e l’aveva concesso al solo scopo di consentire le esenzioni, condizione saltata nella versione finale della norma), all’aumento dell’addizionale comunale non c’è freno: quella media per l’anno 2012 è stata di 160 euro contro i 130 dell’anno precedente. Risultato: l’incasso complessivo ha toccato ormai quota 4 miliardi, quanto quello dell’Imu sulla prima casa.
Nella tabella abbiamo messo a confronto le aliquote dell’addizionale Irpef fissate nelle principali città nel 2012 (sulla base delle quali si è pagato l’anno scorso) e quale sia stato l’esborso medio. Accanto c’è l’aliquota che si applica quest’anno sui redditi 2013. Come si vede, a Napoli si passa dallo 0,5% allo 0,8% (con esenzione fino a 18 mila euro di reddito), così a Brescia si passa da 0,55% a 0,8% (esenzione fino a 12 mila euro), a Reggio Emilia si passa da uno 0,5% a un sistema graduale che va da un’aliquota dello 0,49% a una dello 0,8% (esenzione fino a 15 mila euro). A Milano si passa da un sistema graduale di aliquote che andava dallo 0,1% allo 0,7% a un’aliquota dello 0,8% (esenzione per redditi non superiori a 21 mila euro). A Roma si tocca il massimo: non solo l’aliquota anche quest’anno è dello 0,9% ma le esenzioni sono per pensionati che non superino gli 8 mila euro e senza grandi proprietà immobiliari.
Nell’ultima colonna della tabella abbiamo riportato l’aliquota Tasi sulla prima casa scelta dagli stessi Comuni e che tipo di esborso comporta per un’abitazione di 70 metri quadri in categoria A3. Da un primo sguardo è già possibile vedere che metà dei Comuni considerati si sono giocati la possibilità di aggiungere lo 0,8 per mille facendola gravare sulla prima casa, la cui aliquota passa così al 3,3 per mille. Altre città come Roma e Milano non hanno ancora pubblicato le delibere, ma l’orientamento è a avvalersi dell’0,8 per mille nella tassazione sulle seconde abitazioni, come è normale nei grandi centri urbani dove abbonda questo tipo di immobili.
Antonella Baccaro – Il Corriere della Sera – 27 maggio 2014