«La pressione fiscale arriverà fino al 43,6% nel 2016 e resterà comunque sopra il 43% in tutto il prossimo quinquennio». L’ultimo grido d’allarme è arrivato ieri con i conti del presidente di Unimpresa Paolo Longobardi, e i conti del suo Centro studi dicono che nel 2014 la pressione resterà al 43,3% del Pil, salirà al 43,4% l’anno prossimo e al 43,6% nel 2016.
Poi il calo: 43,3% nel 2017 e 43,2% nel 2018. Anche secondo il ministero dell’economia la pressione l’anno prossimo salirà (di un decimale), ma solo per una ragione puramente contabile: secondo l’Europa il bonus Irpef – vale 10 miliardi – non va conteggiato tra le riduzioni fiscali. Abbassare le tasse in modo apprezzabile resta comunque difficile. A dispetto degli sconti già decisi, per 16 miliardi, con la legge di stabilità. Senza contare il rischio che gli enti locali, rimasti al verde, aumentino le gabelle di loro competenza per far fronte ai loro impegni. O magari che scattino le clausole di salvaguardia sui conti pubblici, con aumenti automatici delle accise.
La Stampa – 23 dicembre 2014