Paolo Russo. Dopo la mini Imu arriva il caro “mondezza” a prosciugare le tredicesime degli italiani. La scadenza del 16 dicembre, termine ultimo per saldare la Tares sui rifiuti, è oramai alle porte e per le famiglie italiane si profila una stangata in media da 305 euro a famiglia. Un aumento del 35,4% rispetto alle vecchie Tarsu e Tia che vale mediamente una ottantina di euro, certifica l’indagine condotta dalla Uil, Servizio politiche territoriali.
A far lievitare la tassa sono due novità concomitanti: la prima è che la Tares dovrà coprire per intero il costo del sevizio di smaltimento dei rifiuti, cosa che non avveniva in passato e che farà aumentare l’esborso in chi abita dove questo genere di servizi non brilla per efficienza. Infatti non è un caso che la città dove si pagherà di più sia Reggio Calabria, con 531 euro medi e che nella top ten del caro-Tares siano ben nove i centri urbani del sud e delle isole. L’altro elemento che ha contribuito a far lievitare i costi è la novità dei 30 centesimi a metro quadro dovuti per i cosiddetti servizi indivisibili, cose come illuminazione, strade e sicurezza. Un obolo che è solo l’assaggio di quello che ci aspetterà dal prossimo anno con l’esordio della Tasi, anche lei destinata a finanziare i servizi indivisibili, ma con importo che si avvicina a quelli della vecchia Imu.
La gara dei rincari
Intanto bisogna fare i conti con la Tares, che porterà nelle casse dello Stato quasi 10 miliardi di euro, 2,3 in più di quanto incassato nel 2012. Un incremento del gettito testimoniato dal fatto che su 90 città capoluogo, solo una, Varese, ha ritoccato al ribasso l’imposta. Tutte le altre hanno spinto in alto il tributo con aumenti record a Pescara (+140,9%), Trapani e Reggio Calabria, entrambe sopra il 121% di rincaro. Tra le città più importanti aumenti sostanziosi si registrano a Torino (+54,4% per un esborso di 332 euro), Genova (49,9% per 321 euro), Palermo (sempre +49,9% e 315 euro di Tares) e Firenze, dove il caro immondizia è del 42,9% per un esborso medio di 260 euro. A Milano l’aumento è del 37,5% e 347 euro di costo. Contenuti gli aumenti a Roma (+7,7%) e Bologna (solo +3%).
Certo, gli importi da pagare entro lunedì non saranno così alti, perché il 16 si salda quanto anticipato con le rate precedenti. Ma in media secondo la Uil si passerà alla cassa per altri 140 euro, con la consapevolezza di aver pagato un terzo in più di quanto sborsato lo scorso anno a fronte di servizi non ovunque esaltanti. E fin qui si è parlato delle utenze domestiche.
Commercianti tartassati
Ma la nuova Tares rischia veramente di far passare un Natale da depressione ai già scoraggiati commercianti. Qui le cifre sono da capogiro proprio perché prodotte dalla formula «più produci rifiuti e più paghi». Ecco allora che una pizzeria o un ristorante di 200 metri quadri a Milano vede schizzare la tassa rifiuti dai 3.321 euro dello scorso anno ai 5.374 di quest’anno: oltre duemila euro in più pari a un aumento del 61,8%. Va meglio per un negozio di abbigliamento di 60 metri quadri che pagava 283 euro e ne verserà ora 319 (+12,7%). A Torino gli aumenti sono meno stratosferici perché già si pagava tanto. Ma la stessa pizzeria passa da 6.858 a 8.290 euro, che sono sempre 1.432 in più (il 20,9%), mentre va meglio al negozio che scende da 399 a 353 euro perché meno inquinante.
Finito qui? No, perché ci sarà da farsi venire il mal di testa anche col groviglio di bollette, visto che parte dei Comuni ha dilazionato i pagamenti della Tares al 2014, incrociandoli con quelli della nuova tassa sui rifiuti, la Trasi. Il caos è assicurato.
E con il caro-addizionali se ne va tutto lo sconto Imu
Un bel colpo da 80 euro di aumento della Tares sui rifiuti, altri 33 in media di mini-Imu da pagare a gennaio, più altri 13 di aumenti delle addizionali comunali Irpef e voilà, quello che ci eravamo tenuti in tasca con la cancellazione (parziale) della tassa sulla prima casa sfuma proprio mentre speravamo di dare un po’ di ossigeno allo shopping natalizio. Si perché oltre al caro-rifiuti e alla stangatina Imu per pagare il 40% degli aumenti di aliquota decisi dai sindaci, sotto l’albero troveremo anche l’amara sorpresa dei ritocchi all’insù delle aliquote Irpef. Ad oggi su 3.949 comuni che hanno pubblicato le delibere più di un terzo (il 34,5%) ha aumentato l’addizionale dell’imposta sui redditi che si paga a giorni. E i 2.563 municipi che non l’hanno aumentata per il 2013 è perché non potevano farlo, avendo già spinto l’aliquota verso il limite massimo dell’8 per mille. Sono invece solo 25 le amministrazioni che hanno scelto di ridurla. In tutti gli altri comuni, informa la Uil Servizio politiche territoriali, il costo medio a contribuente passerà da 129 a 142 euro. Così tra aumento Tares, mini Imu e Irpef maggiorata metà di quel che avevamo risparmiato sull’Imu se ne va in fumo. Questo in media, perché a Milano con un reddito imponibile di 23mila euro, con l’aliquota allo 0,8% e la soglia di esenzione a 21mila euro si pagheranno 184 euro di addizionale, che lo scorso anno era pari a zero. E qui sommando all’Irpef i 59 euro di mini-Imu e i 95 di maggiore tassa rifiuti il salasso diventa di 338 euro. Più dei 292 che si erano pagati di Imu prima casa. Un po’ meglio va a Napoli, dove l’addizionale Irpef sale da 115 a 184 euro, mangiandosi comunque metà del beneficio ottenuto sull’Imu.
La stampa – 14 dicembre 2013