Solo un ricorso su tre viene accolto: 412 su 1304 sentenze emesse nel 2016. Uno su due non passa invece il vaglio dei giudici: i ricorsi bocciati sono stati 662, il 51 per cento (il 5 per cento in più dell’anno scorso), e non va meglio per le ordinanze cautelari dove i «no» sono 265 su 541 provvedimenti. Il resto sono decisioni interlocutorie.
La «mannaia» del Tar del Veneto è particolarmente severa per i cittadini che ritengono di avere dei diritti da reclamare, come dimostrano i dati diffusi ieri nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia. «C’è una diffusa sfiducia nella possibilità di conseguire un risultato utile – ammette nella sua relazione Stefano Bigolaro, presidente degli avvocati amministrativisti veneti – I dati continuano a evidenziare la tendenza a una ridotta percentuale di accoglimento dei ricorsi». Anche perché, aggiunge, ormai sono gli stessi avvocati a consigliare ai propri clienti di usare il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato come extrema ratio : quelli che arrivano in aula dovrebbero essere quindi i più «fondati». Una disillusione che, unita all’ormai consueta polemica sui costi del contributo (il record è sugli appalti: 6 mila euro in primo grado e 9 mila in appello), contribuisce da anni a un inesorabile crollo dei ricorsi: solo 12 anni fa, nel 2004, ne erano stati presentati 3630, ora siamo a quota 1601, duemila in meno di allora e 234 (meno 13 per cento) rispetto all’anno scorso. «Non è certo diminuito l’indice di litigiosità», ammette il presidente del Tar Maurizio Nicolosi. «Non sono certo divenuti più legittimi gli atti delle amministrazioni», incalza il presidente dell’Ordine degli avvocati di Venezia Paolo Maria Chersevani.
Nicolosi ha disegnato luci e ombre della giustizia amministrativa del Veneto. I magistrati sono in cronica scopertura: ieri al tavolo presidenziale erano 10, ma due sono in partenza e la pianta organica ne prevederebbe 16. Il personale amministrativo è sotto del 21 per cento. Ciò nonostante, la produttività è alta e si è riusciti ad abbattere l’arretrato di 630 fascicoli. Ora sono 6852 le pendenze, di cui il 45 per cento riguarda ricorsi con più di 5 anni. Tanto che il Tar sta chiedendo a privati ed enti se ancora sussiste l’interesse a coltivare il ricorso. «Il 95 per cento delle nostre sentenze sono definitive», ha detto Nicolosi, ricordando con orgoglio che sono pochi i casi in cui il Consiglio di Stato ne ribalta l’esito. Quanto alle materie, 380 ricorsi riguardano edilizia e urbanistica, 184 gli stranieri e 169 gli appalti. I ricorsi per l’ottemperanza delle sentenze, i più fastidiosi perché significa che le decisioni dei giudici restano carta straccia, sono fortunatamente passati da 137 a 79.
Nicolosi ha infine accennato al problema della sede. In quella attuale, Palazzo Gussoni, il contratto d’affitto con la Canal Grande, società della Regione Veneto, è scaduto da oltre un anno. L’alternativa è in campo Sant’Angelo, vicino al ponte dell’Accademia, ma servono tre anni di lavori dell’Agenzia del Demanio. «Speriamo di trovare un accordo per poter restare dentro – afferma il presidente – altrimenti dovremmo cercare una sede alternativa provvisoria». Il governatore Luca Zaia l’anno scorso aveva rassicurato («non verremo con l’ufficiale giudiziario»), quest’anno la Regione era assente. «Quella sede sarebbe scomoda per gli avvocati che vengono da fuori», ammette Chersevani. Nel frattempo a Palazzo Gussoni si sono rotti due impianti su quattro del riscaldamento e in alcune ali la temperatura è sotto i 10 gradi, tanto che le udienze sono state spostate nel palazzo vicino.
Alberto Zorzi – 16 febbraio 2017 – Il corriere del Veneto