Crolla a dicembre la fiducia dei consumatori italiani. L’indicatore Istat del clima di fiducia è sceso a dicembre al minimo storico di 91,6 da 96,1 di novembre, toccando il livello più basso dal gennaio 1996, anno in cui è iniziata la serie storica destagionalizzata. Il peggioramento è diffuso a tutte le componenti ed è particolarmente marcato per il clima economico generale, con il relativo indice che passa a 77,2 da 83,1. L’indicatore relativo alla situazione personale scende a 97,3 da 101,6. Anche le previsioni a breve termine registrano un marcato calo a 82,9 da 88,9. In flessione l’indice sulla situazione corrente, che passa a 98,4 da 102,2.
Giù anche i saldi relativi alle valutazioni prospettiche sul risparmio (da -72 a -85) e sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli (da -87 a -99). Peggiorano, inoltre, le aspettative di disoccupazione (il saldo passa da 80 a 86) e quelle generali sull’economia italiana (da -46 a -55).
I prezzi
Aumenta (da 57 a 65) il saldo dei giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo e cresce(da 12 a 58) quello sull’evoluzione nei prossimi dodici mesi. A livello territoriale, il peggioramento della fiducia è diffuso in tutte le ripartizioni ed è particolarmente marcato nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno
La crisi spinge le vendite dei discount
Consumi sempre più giù ma vendite dei discount sempre più su. L’altra faccia della crisi è la corsa dei negozi a prezzi stracciati. Tanto da spalancare la forbice tra le vendite nelle catene commerciali tradizionali e quelle nel canale low cost. Del resto, si sa, la crisi economica fa apprezzare meno l’innovatività e la sicurezza del prodotto di marca a tutto vantaggio del prezzi che nei discount sono, secondo Nielsen, del 31% più bassi dei supermercati e del 27% rispetto agli ipermercati.
Secondo i dati Istat, in ottobre le vendite al dettaglio segnano un calo dell’1,5% sull’ottobre 2010, ma con dinamiche opposte tra le vendite di prodotti alimentari, che crescono di uno striminzito 0,9%, e quelle di prodotti non food, che affondano del 2,5%. Le vendite del canale discount invece mettono a segno un secco +2,9%.
Le rilevazioni di Nielsen però arrivano fino alle prime due settimane di dicembre: le vendite dei discount toccano il picco a novembre, +8% tendenziale, e scendono a +5,5% lo scorso 11 dicembre; ipermercati, supermercati e minimarket vivacchiano fino a novembre salvo poi imboccare in dicembre un canale discendente ripido, -5,5%. Un trend speculare.
«Si tratta – osserva Nicola De Carne, analista di Nielsen – di un vero e proprio ritorno dei discount avviatosi con l’annuncio della manovra fiscale e che si rafforza con il passare dei mesi. E anche Natale è all’insegna del discount come mostrano i trend delle prime due settimane di dicembre, con una sostanziale conferma nella terza settimana» che si chiude sabato prossimo. Il trend positivo è piuttosto generalizzato: investe otto delle undici insegne del low cost operanti in Italia e gran parte dei 4.200 punti vendita. Insomma i consumatori, già attratti dai prodotti a marchio del distributore, più a buon mercato delle marche, sembrano mettere da parte le remore sulla qualità e sugli assortimenti dei supermercati (di due terzi più ampi), puntano dritto sugli sconti di prezzo offerti sugli scaffali dei discount.
Il fenomeno dei discount sembrava destinato a languire, perchè mirato a una nicchia di mercato di consumatori: famiglie disagiate, pensionati, immigrati. Tanto che la rete da un triennio è rimasta pigramente intorno ai 4mila punti vendita. Infatti nel 2011 «la crescita dei negozi low cost – aggiunge De Carne – è stata soltanto dello 0,8%. Sul balzo del fatturato però non ha inciso la variazione dei prezzi, cresciuti all’incirca del 2,5% nel 2011 sia nei discount che nella grande distribuzione».
Ma cosa acquistano di più i consumatori da Lidl, In’s, Penny Market, Dico o LD? Secondo Nielsen, i prodotti al top delle vendite sono le merendine, seguite da birra, carta igienica, acqua minerale, formaggi e verdure. A cavallo tra novembre e dicembre i volumi di verdure, formaggi, zucchero e acqua minerale sono balzati, con punte fino al 34%.
Per Coldiretti «sono i discount alimentari a trainare il timido segnale di ripresa nel commercio al dettaglio». Secondo l’analisi Coldiretti/Swg, nel 2011 il 25% degli italiani ha aumentato la frequenza dei discount mentre ben il 38% ha ridotto la propria presenza nei negozi alimentari tradizionali che rischiano un vero crack mentre tengono sostanzialmente i supermercati. Per Confagricoltura «è una situazione che mette a rischio la tenuta del made in Italy agroalimentare. Le famiglie sono costrette a risparmiare e, negli acquisti dei beni alimentari, spesso tendono a rinunciare alla qualità: un trend che penalizza le imprese che hanno investito in tipicità e sicurezza».
La performance dei discount continuerà anche nel 2012? Per De Carne, considerato la stretta fiscale e i sacrifici richiesti agli italiani, «è probabile che il trend di crescita dei discount continui anche l’anno prossimo».