“Il taglio degli stipendi superiori a 70.000 euro prospettato per i “dirigenti pubblici” non può coinvolgere la sanità”. Così il sindacato dei medici e dirigenti sanitari in una nota dove si sottolinea che il comparto ha il contratto bloccato dal 2009 con una perdita di potere d’acquisto superiore al 20%.
“Medici e dirigenti sanitari dipendenti del Ssn costituiscono un settore contrattualizzato e come tale sottoposto a blocco dei livelli retributivi dal 2009 con perdita del loro potere di acquisto superiore al 20%. Senza contare il peggioramento di condizioni di lavoro che per gravosità e rischiosità non conoscono eguali né nel settore pubblico né in quello privato”. Così in una nota l’Anaao Assomed che ricorda come “considerarli alla stregua dei manager delle società pubbliche o di altri settori di dirigenza del pubblico impiego di tipo amministrativo, senza tenere conto delle loro specificità e della delicatezza del lavoro che svolgono, è peggio di un errore, sarebbe un ulteriore segnale di disinteresse per quello che rappresenta per il paese la sanità ed un lavoro che paga le tasse prima ancora di ricevere lo stipendio”.
Per il sindacato poi, “il sistema sanitario che, come e più della scuola e degli enti locali, ha già dato un notevole contributo al risanamento dei conti, appare in grado di sopportare ulteriori restrizioni”.
“I medici ed i dirigenti sanitari dipendenti – conclude la nota – non accetteranno senza reagire ulteriori discriminazioni ai loro danni con l’introduzione di una aliquota fiscale più o meno mascherata per i loro stipendi”.
6 aprile 2014