Rivedere il Patto per la salute 2014-16 alla luce dei tagli previsti dalla Manovra 2015, per consentire l’erogazione dei Lea; convocare in tempi brevi il tavolo misto con Aifa sui farmaci innovativi; aprire il confronto sul provvedimento “omnibus” in sanità, a partire dalla riforma di Agenas, Aifa e Iss e della governance del sistema; verificare l’applicabilità del Regolamento sull’assistenza ospedaliera alla luce del nuovo contesto finanziario.
Sono queste le ulteriori richieste consegnate dalle Regioni al Governo nel corso Conferenza Stato Regioni del 15 aprile scorso, oltre agli «emendamenti irrinunciabili» all’intesa sui tagli, già illustrati nei giorni scorsi. In quella sede il Governo, per poter valutare al meglio le proposte delle Regioni ha chiesto di riaggiornare la seduta al 23 aprile. Due documenti, quindi (v. documenti correlati): il primo, in cui le Regioni pongono alcune indicazioni sulla governance del sistema sanitario. Il secondo che riporta invece emendamenti puntuali alle bozze proposte dal governo. I medici intanto alzano le barricate e le maggiori sigle sindacali di Mmg e ospedalieri illustreranno martedì 21 aprile alla stampa i pericoli e le ricadute concrete, sui cittadini e sul Ssn, che deriverebbero dall’approvazione dell’emendamento che propone l’introduzione della responsabilità patrimoniale per i medici “colpevoli” di aver prescritto prestazioni ritenute inappropriate.
Contrarietà della Fnomceo
Critiche arrivano dal comitato centrale della Fnomceo, che esprime «forte preoccupazione e contrarietà sui contenuti del documento pur nella consapevolezza della necessità di promuovere l’appropriatezza». La presidente Roberta Chersevani ha infatti dichiarato «Esprimiamo una forte preoccupazione e contrarietà – afferma Chersevani – sui contenuti della Bozza d’intesa Stato-Regioni, e sulle proposte di emendamento fatte dalle Regioni stesse, per razionalizzare la spesa sanitaria». Perché «Non si può pensare di conseguire l’appropriatezza imponendo per decreto modalità e percorsi che non coinvolgano – e da subito – i medici: l’obiettivo di ogni intervento deve invece sempre garantire qualità e sicurezza delle cure e salute del cittadino. Tutto questo non si può certo realizzare attraverso una logica intimidatoria dei professionisti, e in un’ottica esclusivamente di risparmio economico. La nostra, in ogni caso, non è una chiusura, ma un’apertura a percorsi condivisi».
Per i medici «possibili incentivi e disincentivi devono essere a carico delle aziende sanitarie e al loro interno deve essere attuata la meritocrazia nei confronti del singolo professionista dipendente o convenzionato». E dunque il Governo deve prendere atto, secondo Fnomceo, della «assoluta necessità che nella predisposizione delle relative linee guida si tenga conto non solo dei contenuti della letteratura e delle espressioni del mondo scientifico e accademico, ma anche delle esigenze concrete della pratica professionale, rispetto alla conoscenza delle quali offre la propria immediata collaborazione». E in conclusione «L’obiettivo di ogni intervento di appropriatezza è la garanzia di un efficace ed equo intervento a favore della salute del cittadino, che non si può realizzare attraverso una logica esclusivamente finanziaria, intimidendo i professionisti. La Fnomceo mantenendo la propria ferma posizione a tutela del cittadino e della qualità di una professione fondata sul rapporto di fiducia, resta disponibile a una collaborazione istituzionale per la revisione dell’impostazione che appare oggi esclusivamente punitiva e non privilegia la qualità che deve essere l’obiettivo di ogni percorso di appropriatezza». Per questo la Fnom ha annunciato l’avvio a breve di una campagna informativa nei confronti dei cittadini, «primi destinatari di un provvedimento che li penalizza e mette a rischio la qualità delle cure e l’alleanza terapeutica».
Sulle barricate anche i Mmg
Ma sul fronte caldo dell’appropriatezza c’è anche la Fimmg, che in particolare critica l’introduzione della responsabilità patrimoniale per i medici (dipendenti e convenzionati) colpevoli di aver prescritto prestazioni inappropriate, «che comporterà effetti devastanti sul diritto alla salute dei cittadini, fino anche a vanificare il dettato dell’art. 32 della Costituzione». E a proposito dell’aumentato impegno di spesa a carico degli assistiti previsto dalla bozza la Fimmg ha evidenziato che «le condizioni necessarie per accedere ad esami e prestazioni specialistiche saranno autoreferenzialmente decise, nel nome di una appropriatezza ricavata a posteriori, rigida, burocratica, poco trasparente e spersonalizzante l’assistenza, dagli stessi (le Regioni) che si rivarranno patrimonialmente sui medici prescrittori, che vogliono obbligare, ricattandoli economicamente, a una obbedienza acritica, eversiva rispetto al rapporto personale che caratterizza e vivifica l’attività della medicina di famiglia».
Il risultato, oltre a creare condizioni di operatività insostenibili, «sarà che i cittadini, dopo aver pagato le tasse, dovranno rivolgersi alle assicurazioni private o sostenere direttamente le spese di assistenza, secondo un percorso ben studiato di progressivo smantellamento della Sanità pubblica a favore di già predisposti e delineati attori privati, rispondenti unicamente a logiche di profitto».
Il medico, dal canto suo, «dovrà scegliere fra l’applicare rigorosamente queste nuove norme, che lo espongono al rischio di una denuncia deontologica, civile e penale per non aver messo in atto tutto ciò che in scienza e coscienza è utile per l’assistito, indipendentemente da norme e direttive (esistono sentenze esemplificative in cui il giudice considera responsabile il medico che non ha trasgredito le direttive aziendali nell’interesse del paziente) o trasgredire quelle stesse norme e vedere il patrimonio proprio e della famiglia depauperato dall’arbitrio del tecnocrate di turno, che potrebbe modulare il proprio zelo sulle esigenze di cassa dell’Asl di appartenenza, magari confidando sul fatto che accendere un contenzioso legale, oltre ai costi, prevede 5-10 anni di peregrinazioni giudiziarie». Il rischio è di danneggiare il rapporto tra medico di base e paziente, ma anche quello con il medico ospedaliero «che si tradurrà nella diffidenza verso il Ssn stesso per manifesto conflitto d’interessi».
Dito puntato contro la Conferenza delle Regioni
«Dopo aver gestito male la sanità negli ultimi 15 anni, richiamata dalla crisi a responsabilità finanziarie ineludibili, non pensa di scegliere con chiarezza e trasparenza, riducendo il pletorico apparato amministrativo o indicando inequivocabilmente quello che le condizioni economiche non consentono più di concedere, ma aumenta ulteriormente la spesa con norme che prevederanno apparati di controllo e conseguenti contenziosi, che graveranno comunque sulla spesa pubblica. Ritiene più conveniente riversare anche i costi gestionali sul cittadino mentre gli nega quelli assistenziali, ma per cercare di gestire il consenso della popolazione si nasconde dietro la cortina fumogena di norme più adatte ad un contabile che a un clinico, e le affida alla applicazione di capri sacrificali già selezionati, i medici, per precostituire una via di fuga dalle responsabilità politico/amministrative». La Federazione dei medici di famiglia lancia un appello. «Perché si rifletta con attenzione sulle prossime modifiche costituzionali, in particolare sul Titolo V, affinché non si dia alle Regioni la potestà di cancellare l’articolo 32 della Costituzione».
Medici Smi: «Oltre al danno la beffa»
Anche la segreteria nazionale dello Smi, riunita oggi a Roma, ha valutato con forte preoccupazione le anticipazioni sulle modifiche all’intesa sulla manovra per la sanità per il 2015. Pina Onotri, segretario nazionale Smi, a margine dei lavori, ha dichiarato: «I contenuti anticipati sull’intesa per la manovra sulla sanità per il 2015 sono decisamente preoccupanti, si riducono ancora una volta gli investimenti. Un Ssn già messo in ginocchio negli ultimi anni, continua ad essere come un corpo martoriato da ulteriori tagli. Si intervenga su consulenze e sprechi della “malapolitica”, piuttosto che colpire i servizi per i cittadini e i medici che vi operano».
«Ma oltre al danno c’è anche la beffa – conclude Onotri – è incredibile che le Regioni si diano a improvvisazioni come quella che vorrebbe che si scaricassero sui medici la responsabilità patrimoniale di presunte ed eventuali prescrizioni inappropriate. Né nelle richieste dei cittadini, e neppure nell’attività dei medici sono da ricercare le causa dell’inappropriatezza, ma nella mancata capacità di gestione e programmazione di chi governa politicamente la sanità, sia a livello centrale che regionale e aziendale. I medici non possono continuare a lavorare con la paura, con l’onere di un invasivo controllo sulla propria professionalità: siamo già asfissiati dall’irrisolto nodo della responsabilità legale e dalla medicina difensiva. Non possiamo avere altri casi come quello di Catania, dove oltre 900 medici di famiglia sono stati impropriamente messi sotto controllo per la prescrizione di farmaci contro l’osteoporosi, per colpa dei burocratismi dell’Ausl locale».
Apm: “Taglio ai primariati? Un regalo all’Ipasvi”. E “nessun intervento su sprechi e privilegi”
Le Regioni piuttosto che incidere sugli sprechi che sono sotto gli occhi di tutti, compresa la magistratura, hanno scelto di tagliare ancora una volta i servizi sanitari ai cittadini e di far ricadere sacrifici ed oneri sui medici”. Così in una nota l’Alleanza per la professione medica (Aaroi-Emac, Andi, Cimpo-Cimop, Fesmed, Fimmg, Fimp e Sumai).
“Nessun sacrificio viene invece richiesto ai ricchi emolumenti dei consiglieri regionali e dei vertici delle partecipate regionali. Inoltre – scrive l’Apm – nessun ridimensionamento è in programma per quanto riguarda gli elefantiaci apparati burocratici regionali”.
“Mentre gli operatori della sanità continuano a discutere sul “comma 566”, la politica, assecondando i desiderata dell’Ipasvi – sottolinea ancora la nota sindacale – taglia i primariati medici e fa lievitare le strutture complesse delle professioni infermieristiche e amministrative, seguendo anche in questo il dettato del comma 566, ove prevede che non debbano esserci maggiori spese per la finanza pubblica”.
“La classe politica nazionale e regionale – aggiunge l’Apm – dovrebbe concordare con i medici sul fatto che le competenze dei medici italiani non possono essere diverse o peggio ancora, inferiori rispetto a quelle previste per i colleghi europei sanciti dal “Medical Act” dell’UEMS. Il comma 566 non è stato dimenticato, il suo inserimento nella legge di stabilità è stato un attacco alla professione medica che deve trovare una adeguata correzione”.
L’Alleanza sindacale chiede “quindi con forza una risposta su ruolo funzioni e competenze del medico che il Ministro della Salute avrebbe dovuto dare nella riunione dell’11 marzo scorso, rinviata e mai più riconvocata”.
I timori di Federanziani: pagheranno i cittadini
E arriva anche l’allarme lanciato da FederAnziani Senior Italia, così ha spiegato il presidente Roberto Messina «Siamo molto preoccupati per quello che sta accadendo nel mondo dei farmaci. Tutti sappiano che noi cittadini ci troviamo nel mezzo di una guerra tra le Regioni che hanno bisogno di risparmiare, e le case farmaceutiche alle quali verrà chiesto di abbassare il prezzo dei farmaci, pena il trasferimento di questi ultimi in fascia C (ovvero a carico di noi cittadini). Dal nostro punto di vista i farmaci devono essere prescritti esclusivamente in base a logiche medico-scientifiche e ai reali bisogni di cura del singolo paziente, non in base a un criterio che mescola confusamente l’esigenza di risparmio e le scelte di prezzo delle aziende farmaceutiche. È inaccettabile che, dopo anni di sacrifici e tasse pagate, gli anziani si trovino a dover usare le loro già esigue pensioni per pagarsi le cure essenziali alla sopravvivenza. È ora che i medici e le società scientifiche, unici responsabili delle scelte prescrittive, facciano sentire la loro voce in proposito e siedano assieme ai pazienti attorno a un tavolo con Regioni e ministero della Salute per trovare le giuste soluzioni, condivise da tutti. Infine, stabilire che i medici rispondano delle prescrizioni con il proprio patrimonio significa che fino ad oggi i medici ci avrebbero sottoposto a indagini, cure, interventi chirurgici non veri, non appropriati. Che fiducia dobbiamo avere verso i medici?».
Gli emendamenti «irrinunciabili» delle Regioni all’intesa sui tagli
Le richieste delle Regioni sulla governance del sistema
Il Sole 24 Ore sanità – 19 aprile 2015