In atto una prima valutazione delle proposte dei diversi ministri, nuovi incontri con il Tesoro in programma per la prossima settimana. Circa 12 miliardi di “nuovi” tagli alla spesa, cui andranno ad aggiungersi vari altri addendi: la minore spesa per interessi, che impatta sul deficit (5 miliardi in meno secondo quanto riferito dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan) e dunque apre spazi potenziali per la manovra di bilancio, ma anche i proventi della lotta all’evasione, la revisione delle «tax expenditures».
Nuovo check sullo «stato di avanzamento» della legge di stabilità, ieri a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio ha convocato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan in partenza per la riunione ministeriale del G20 in Australia, il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Del Rio, per fare il punto soprattutto sul piano di risparmi alla luce delle proposte pervenute dai singoli ministri. Palazzo Chigi fa sapere che si è avviata «una prima valutazione delle proposte dei diversi ministeri». Nuovi incontri con Padoan sono in programma per la prossima settimana.
Si compone lentamente il puzzle, e al momento – stando alle indiscrezioni che circolano in sede governativa – l’asticella dei tagli da parte delle amministrazioni centrali non supererebbe i 3-4 miliardi, cui andranno aggiunti i risparmi stimati dalla sforbiciata alle società partecipate (2-3 miliardi da spalmare nel triennio 2015-2017), i 2,5 miliardi connessi al rinnovo del blocco degli aumenti retributivi nel pubblico impiego.
Il tutto mentre resta tuttora “sospesa” la partita sulla sanità, con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che ribadisce la sua linea (40 milioni di tagli al budget del ministero, nessun taglio al fondo sanitario nazionale). Qualora il governo decidesse di aprire anche questo dossier, si aprirebbe l’inevitabile contenzioso con le Regioni che al momento con il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, si dicono “soddisfatti” per le rassicurazioni fornite dal ministro.
Stando all’esito dell’incontro svoltosi ieri a palazzo Chigi tra il sottosegretario Luca Lotti, e i ministri Angelino Alfano, Roberta Pinotti e lo stesso Padoan, si va verso l’intesa sullo sblocco del tetto salariale del personale dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico (800 milioni nel 2015). Nel complesso, una volta esclusi – lo hanno ribadito a più riprese sia Renzi che Padoan – interventi alla spesa sociale (pensioni, in primis), la sintesi finale sarà individuata in interventi che in certi casi potrebbero riproporre anche la logica dei tagli semilineari.
Molti nodi ancora da sciogliere, in ogni caso. Per ora, si ragiona solo su un’ossatura di massima, poiché prima di tutto Padoan dovrà acquisire dall’Istat il quadro aggiornato delle variabili macroeconomiche, così da predisporre il 1?ottobre la Nota di aggiornamento al Def. A quel punto, dati del Pil e del deficit alla mano, fermo restando il rispetto del target del 3% sia nel 2014 che nel 2015, si farà il punto sugli spazi potenziali che possono aprirsi sia per effetto del calo dei tassi e dello spread, sia per la «flessibilità implicita» che verrà concessa da Bruxelles.
Il terzo anno consecutivo di recessione apre la strada all’applicazione di quei «fattori mitiganti» previsti dalla disciplina di bilancio europea, che il governo incorporerà già nella legge di stabilità di metà ottobre. Poi interverrà l’esame di merito da parte della Commissione, soprattutto con riferimento al mancato rispetto del target su cui maggiormente si appuntano le attenzione dell’esecutivo comunitario: la convergenza dell’obiettivo di medio termine verso il pareggio di bilancio, che alla luce degli andamenti più recenti dell’economia nazionale non verrebbe raggiunto nemmeno nel 2016.
Il Sole 24 Ore – 18 settembre 2014