Stavolta (forse) ci siamo. Il premier Matteo Renzi, nel corso dell’incontro di ieri con i presidenti delle Regioni, ha dato il via libera all’applicazione dei costi standard nella ripartizione del maxi taglio da 4 miliardi (più i 2,2 miliardi già previsti dai governi Monti e Letta) imposto dalla legge di Stabilità: «Noi ci stiamo – ha detto il premier – tutta la vita. Presentatemi una proposta seria e rigorosa e ne discutiamo ma sia chiaro, il saldo finale resta quello, non ci sono spazi per le mediazioni».
La palla, dunque, passa ora nel campo delle Regioni che nell’arco di una decina di giorni dovranno mettere a punto quello che è già stato ribattezzato «il lodo Chiamparino», dal nome del presidente del Piemonte che è anche il coordinatore dei governatori: «I punti sono essenzialmente tre – ha spiegato quest’ultimo -. Innanzitutto c’è l’impegno a razionalizzare la spesa a tutti i livelli, anche nelle autorità decentrate dello Stato, grazie ai costi standard (Renzi ha promesso per la fine dell’anno la presentazione dei fabbisogni della Pubblica Amministrazione, ministeri in testa, ndr .). Secondo, nell’ambito del Patto sulla salute, siamo disponibili ad approfondire la razionalizzazione dei costi in Sanità, e il governo è pronto ad affrontare, anche mettendo in campo fondi non utilizzati, la ripresa degli investimenti nell’edilizia sanitaria. Infine, verificheremo la possibilità di ottimizzare la gestione di risorse finanziare giacenti delle Regioni».
Soddisfatto il governatore Luca Zaia, «salito sulle barricate» negli ultimi giorni contro la manovra: «Il nostro obiettivo numero uno è stato raggiunto perché il problema non è trovare i 4 miliardi ma come farlo senza colpire le Regioni virtuose come il Veneto. Con i costi standard, già determinati chiaramente dalla Sose, possiamo risparmiarne 30 di miliardi. Tutto è pronto, ora si parta». Conferma Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia: «Nella legge di Stabilità era già previsto che la modulazione dei tagli avvenisse anche sulla base dei fabbisogni standard. Certo dietro quell’anche c’è il mondo, e non nego che qualcuno spera sia un anche no , ma il punto è che le capacità fiscali sono state definite, i modelli dei costi standard sono pronti, dunque gli strumenti ci sono tutti, si tratta solo di applicarli. Da parte del governo la volontà politica c’è. Vedremo se Regioni e Comuni riusciranno a trovare una posizione unanime». Il che non è affatto scontato, nonostante pure al Sud comincino ad esserci presidenti in pressing sull’argomento (il pugliese Nichi Vendola, ad esempio, ieri ha fatto asse con Zaia, il ligure Claudio Burlando e il toscano Enrico Rossi). «Il coro è stato unanime – conferma l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti – ora metteremo a punto la nostra proposta e poi ci confronteremo di nuovo col ministero dell’Economia». Fino ad allora, comunque, il taglio da 400 milioni per il Veneto resta confermato («Non voglio spandere ottimismo» ha messo le mani avanti Chiamparino).
Da dove si potrebbe partire con i costi standard? Dalla sanità, che rappresenta l’80% dei bilanci delle Regioni, per poi proseguire con il trasporto pubblico locale e il personale. «Le Regioni in piano di rientro per la sanità continuano a chiedere più soldi allo Stato, perché prima di introdurre i costi standard non hanno chiuso ospedali, messo in rete i laboratori, creato una centrale unica d’acquisto, insomma, non hanno razionalizzato la spesa, come invece abbiamo fatto noi – aggiunge l’assessore alla Sanità Luca Coletto -. E allora avanti con i costi e le dotazioni di personale standard, ma il premier ne imponga la corretta applicazione in tempi certi». Zaia si spinge perfino più in là: «Renzi deve intervenire coattivamente, d’autorità, se qualcuno proverà a tirarsi indietro». Il governatore veneto ha chiesto anche al premier meno burocrazia nel processo di alienazione del patrimonio inutile, mani libere per poter cacciare i dipendenti infedeli e corrotti, poteri commissariali nelle op ere contro il dissesto idrogeologico e nei piani di razionalizzazione delle società partecipate.
Marco Bonet e Michela Nicolussi Moro – – Il Corriere del Veneto – 24 ottobre 2014