Il commissario per la “spending review”, Enrico Bondi, è già al lavoro. Secondo quanto si apprende, avrebbe incontrato questa mattina il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda.
Il piano di Enrico Bondi, commissario per i tagli agli acquisti di beni e servizi nella Pubblica amministrazione, arriverà entro 15 giorni e nella parte di sua competenza riguarderà tagli corrispondenti a circa la metà dei 4,2 miliardi complessivi previsti. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Antonio Catricalà, a margine della relazione di fine mandato dell’Agcom.
Riduzione in termini monetari della spesa per l’acquisto di beni e servizi, ridimensionamento delle strutture dirigenziali, compattamenti di uffici e amministrazioni, eliminazione di spese di rappresentanza e convegni. Sono i capitoli oggetto dell’attività di revisione della “spending review”, secondo quanto prevede la bozza del dl.
L’attività di revisione della spesa di ogni amministrazione, si spiega, dovrà concentrarsi su undici punti. Si parte dalla revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti, «verificandone l’attualità e l’efficacia ed eliminando le spese non indispensabili e comunque non strettamente correlate alla missioni istituzionali». Secondo punto riguarda la razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti sul territorio e all’estero, «finalizzata alla riduzione dei costi e alla razionalizzazione della distribuzione del personale, anche attraverso concentrazioni dell’offerta e dei relativi uffici». Il programma prevede, al terzo punto, la riduzione, «anche mediante accorpamento, degli enti strumentali e vigilanti e delle società pubbliche». Inoltre ci dovrà essere una «riduzione in termini monetari per la spesa per l’acquisto di beni e servizi» anche mediante l’individuazione di responsabili unici della programmazione di spesa, nonchè attraverso una «più adeguata utilizzazione delle procedure espletate dalle centrali di acquisto e una più efficiente gestione delle scorte».
Quinto punto del programma riguarda la ricognizione degli immobili in uso, la riduzione della spesa per locazioni, «assicurando il controllo di gestione dei contratti». Si prevede, poi, l’ottimizzazione dell’utilizzo degli immobili di proprietà pubblica anche «attraverso compattamenti di uffici e amministrazioni».
All’ottavo punto si stabilisce la «restituzione all’agenzia del demanio degli immobili di proprietà pubblica eccedenti fabbisogni»; mentre il punto consecutivo prevede l’estensione alle società in house dei vincoli vigenti in materia di consulenza».Il programma della spending review prevede, inoltre, l’eliminazione di spese per rappresentanza e spese per convegni, salvo casi eccezionali come i rapporti con le autorità estere». Ultimo punto stabilisce la proposizione di impugnazione avverso sentenze di primo grado che riconoscono «miglioramenti economici progressivi di carriere per dipendenti pubblici, onde evitare che le stesse passino in giudicato.
Sono esclusi dall’applicazione del decreto legge sulla “spending review” «la Presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale e il Parlamento». È quanto si legge nella bozza del provvedimento. Si tratta di organi che hanno una autonomia, che si estende anche agli aspetti economici, riconosciuta a livello costituzionale.
Lastampa.it – 2 maggio 2012