Spending review: 200 milioni in meno per università ed enti di ricerca. Azione Universitaria: «Così il Paese non ha futuro». Il ministro Profumo: «Tagli? parlo solo di dati oggettivi»
La lista del risparmio firmata Monti mette in allarme il mondo della scuola. Tra i tagli previsti dal governo ci sarebbero ben duecento milioni di risparmi a carico di università, enti di ricerca e scuola pubblica. In particolare, la scure della «spending review» minaccia il fondo per il finanziamento ordinario degli atenei, secondo quanto si legge nella bozza di decreto circolante. Una notizia che ha fatto insorgere organizzazioni studentesche e sindacati. Soprattutto perché affiancata da una previsione di spesa di pari peso – 200 milioni – in favore delle scuole private. Cifra che rappresenta una parte della quota annuale già prevista per queste scuole, che ammonta in tutto a 500 milioni. Questa seconda tranche, spiegano tecnici del Miur, così come la prima, ha subito un taglio lineare rispetto allo scorso anno ed è dunque in calo. «Nessun aumento di fondi» per le private, insomma.
MOBILITAZIONE – Prendono dunque forma in queste ore le misure disposte dal governo per contenere la spesa pubblica, e contestualmente si moltiplicano le iniziative per scongiurare l’ennesima stretta di cinghia a carico della scuola. Un settore con i nervi particolarmente tesi, dopo gli anni di cura dimagrante targata Mariastella Gelmini. Gli studenti annunciano mobilitazioni in tutto il Paese. «L’università ha subito tagli per un miliardo di euro negli ultimi anni, le tasse universitarie sono fuori controllo e ogni anno cresce il numero di studenti, meritevoli ma senza mezzi, che non ricevono la borsa di studio per mancanza di fondi», dicono Udu e Rete degli Studenti. Pronti alla mobilitazione i sindacati, Cgil Cisl e Uil.
«UN FURTO» – «Inaccettabile, un vero furto ai danni dei cittadini italiani», sostiene il presidente dei Verdi Angelo Bonelli. «È ormai evidente che le scelte del governo conducono ad uno smantellamento dello stato e delle garanzie sociali – spiega -. Si azzoppa la scuola pubblica per favorire quella privata, si taglia la sanità pubblica per promuovere le assicurazioni private: ossia quello che chiedono tutte le lobby che sostengono il governo Monti». Parla di paradosso Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci, riferendosi al «governo dei professorì che taglia 200 milioni all’istruzione pubblica». «Sono d’accordo ad evitare l’aumento Iva e ad un meccanismo di risparmio della p.a., ma non con tagli a sanità, scuola e servizi», scrive su Twitter il leader del Pd Pier Luigi Bersani.
MISURE ALTERNATIVE -Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, getta acqua sul fuoco: «Sono uno istituzionale, credo che di queste cose si debba parlare dopo. Le cifre non so da dove siano nate. Bisogna che il paese cominci a parlare di dati oggettivi e solo quando ci sono le decisioni collegiali». Ma i suoi collaboratori confermano le cifre in circolazione, e sottolineano la contrarietà del ministro alle misure sul tavolo. Mentre la navicella diplomatica fa la spola tra il Miur e il dicastero delle Finanze per suggerire provvedimenti diversi di allocazione delle risorse e buona gestione. «Siamo stati i primi ad aderire alle ricognizioni iniziali della spending review, avviate in marzo dal ministro Giarda», spiegano al Miur. «Siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il Paese, ma questa situazione va cambiata: puntiamo a far sì che la buona gestione del ministro Profumo non venga messa a rischio con tagli sconsiderati. E a garantire che la scuola venga messa al centro dell’agenda del Paese, come motore della ripartenza».
Idee su come far quadrare i conti? Citano esempi concreti, gli esperti di viale Trastevere: i risparmi conseguiti con il «plico telematico», introdotto in occasione degli esami di maturità; le proposte di «dimagrimento» di sedi (da cinque a due) e uffici avanzata qualche mese fa; la razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi, secondo le direttrici dettate dal piano Bondi.
VENERDÌ LE PRIME MISURE – Le carte saranno scoperte definitivamente venerdì, quando il Governo varerà le prime misure. Nel frattempo, si registrano i malumori di un comparto che «ha già dato». «Si evince palesemente la volontà di questo Governo di tarpare le ali ai giovani e di non far crescere il Paese. In un momento in cui si dovrebbe puntare tutto sul futuro e sulla formazione giovanile e universitaria tagliare di netto 200milioni di euro al fondo di finanziamento ordinario degli atenei è una decisione pericolosa oltre che scellerata», dichiara Andrea Volpi, presidente nazionale di Azione Universitaria.
Antonella De Gregorio – Corriere della Sera – 5 luglio 2012