Maurizio Tropeano. C’è chi vede il bicchiere mezzo pieno: «E’ sicuramente positiva la decisione da parte di alcune regioni di riaprire i bandi, proprio con l’obiettivo di utilizzare parte delle risorse che risultano ad oggi ancora inutilizzate», spiega Giorgio Mercuri, presidente nazionale di Fedagri-Confcooperative. Già, perchè entro la fine di dicembre ci sono da spendere 1,6 miliardi di fondi comunitari dei piani regionali di sviluppo rurale.
Chi non riuscirà a farlo andrà incontro alla penalità del disimpegno automatico con la restituzione a Bruxelles dei fondi non utilizzati. Insomma è «iniziata la corsa contro il tempo», come si può leggere nel report pubblicato da Pianeta Psr. E il ministero delle Politiche Agricole ha messo a disposizione delle regioni una task force per contenere il più possibile l’eventuale perdita di fondi. «Non è accettabile perdere risorse comunitarie – attacca il ministro Maurizio Martina – Ereditiamo una situazione complicata e casi come questo mettono in luce la necessità di una riforma del modello di rapporti tra Stato e Regioni nella gestione delle politiche agricole».
Le aperture di Bruxelles
La Commissione europea, comunque, ha compreso la difficoltà nella gestione della chiusura dei Psr e ha proposto alcune modifiche. Per prima cosa ha proposto di estendere il limite per le modifiche finanziarie tra gli assi dal 3% al 5%. E poi punta a posticipare dal 31 agosto al 30 settembre 2015 la data ultima per la trasmissione delle modifiche finali ai Psr 2007-2013. Due correzioni che dovrebbero rendere più flessibili le regole sulla chiusura e darà la possibilità alla singole regioni di spostare ulteriori fondi da misure meno efficaci verso interventi che necessitano di maggiori risorse.
La mappa regionale
L’importo residuo da liquidare, aggiornato ai dati di fine aprile 2015, è pari a 1.598 milioni di euro, equamente ripartiti tra le regioni centro nord (716 milioni di euro) e regioni del centro-sud (874 milioni di euro). Campania (241,6 milioni), Sicilia (223,5), Puglia (176,5), Calabria (133,4 milioni) e Sardegna (116,6) sono le regioni meridionali che hanno la mole maggiore di fondi da liquidare. Al Nord sono Emilia Romagna (83 milioni) e Piemonte (73 milioni) a dover fare uno sforzo supplementare.
Le reazioni
L’introduzione di maggior flessibilità potrebbe diventare un’opportunità importante per il mondo agricolo. Come visto Fedagri-confcooperative sottolinea la positività della riapertura dei bandi da parte di alcune regioni. Ancora Mercuri: «Auspichiamo che ci sia una risposta importante da parte delle aziende, anche in considerazione del fatto che la nuova programmazione regionale è in forte ritardo e quindi i nuovi bandi dei Psr saranno pronti forse solo a inizio del nuovo anno». E il presidente sottolinea anche un altro aspetto: «Ci vorrà anche un impegno forte da parte del sistema di credito per accompagnare gli investimenti delle aziende».
Secondo Coldiretti la proroga dei termini «consentirà ai irogrammi nazionali/regionali di affrontare le difficoltà di spesa riallocando le risorse tra gli assi in modo da aumentare l’utilizzo di importi non ancora spesi». Secondo l’organizzazione guidata da Roberto Moncalvo «le regioni devono aumentare la dotazione finanziaria di quelle misure strategiche per il sistema Italia e per gli agricoltori come «la misura giovani quelle agro-ambientali e le misure ad investimento delle imprese agricole facendo scorrere eventuali graduatorie già presenti».
La Stampa – 14 giugno 2015