L’introduzione del ruolo unico della dirigenza è destinato a ridisegnare gli assetti all’interno della macchina amministrativa italiana. Tra i punti illustrati ieri dal premier, Matteo Renzi, è prevista l’eliminazione della distinzione dei dirigenti statali in base alle cosiddette fasce: la prima e la seconda.
La misura risponde all’esigenza di disporre di risorse che potranno essere utilizzate e trasferite in modo più efficiente e agevole, senza incappare in ostacoli di natura sindacale o ricorsi contro demansionamenti ritenuti illegittimi. Il dirigente, terminato l’incarico, rientrerà nel ruolo unico da cui può essere ripescato per un altro incarico, ma se resterà troppo a lungo senza, potrà essere licenziato. Rimane possibile l’assunzione dei dirigenti esterni, probabilmente con l’attuale limite del 10%: «O tu scegli il ruolo unico della dirigenza, e allora puoi tenere una parte dei dirigenti esterni chiamati in base a certe modalità, o fai lo spoil system totale. Noi siamo per la prima ipotesi con la valorizzazione del dirigente» ha detto Matteo Renzi. A fronte di una maggiore flessibilità e mobilità all’interno delle amministrazioni pubbliche, la riforma introduce qualche paletto. Come un rigoroso sistema di incompatibilità con altri incarichi e ruoli per i magistrati amministrativi. Un altro giro di vite di Renzi, dopo quello sul tetto agli stipendi degli alti magistrati, nei confronti di un corpo poco avvezzo ai cambi di verso.
A. Duc. – Corriere della Sera – 2 maggio 2014