Resiste alla maggior parte degli antibiotici. Rezza (Iss): sono persone tornate da viaggi all’estero, non c’è una vera diffusione ma siamo in stato d’allerta
È arrivato anche in Italia il superbatterio “New Delhi”, resistente alla maggior parte degli antibiotici: nel nostro Paese sono stati registrati due casi di contagio. Originario dell’India, si è diffuso in Europa (Regno Unito, Francia, Svezia, Olanda), Stati Uniti e Canada. Nessun nuovo farmaco è efficace contro questo microrganismo, chiamato NDM-1. «La comparsa del superbatterio in Gran Bretagna è in parte anche dovuta a un fenomeno di delocalizzazione degli interventi chirurgici, per cui si effettuano in India interventi – per esempio di chirurgia estetica – molto costosi in Gran Bretagna» ha spiegato il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità Giovanni Rezza. In Italia «si registrano solo un paio di casi di contagio, in persone di ritorno da viaggi all’estero, e non c’è ancora una vera diffusione del superbatterio, che può provocare polmoniti, setticemie e infezioni». C’è però, ha concluso Rezza, «una situazione di allerta e il fenomeno è costantemente monitorato».
SETTE MORTI IN EUROPA – Con il nome di NDM-1 si definisce in realtà un gene particolare che è in grado di “saltare” tra diversi batteri conferendo una speciale resistenza anche ai carbapenemi, una classe di antibiotici considerata l’ultimo baluardo contro i microrganismi resistenti. In Europa sono stati segnalati casi di contagio in 13 Paesi, ha detto Dominique Monnet del Centro Europeo di Controllo e prevenzione delle Malattie (Ecdc). «Fino ad oggi sono stati segnalati 77 casi di infezione da NDM-1 in tutta Europa – afferma Monnet, che pubblicherà i dati completi la prossima settimana sul bollettino dell’agenzia -. Sono stati colpiti 13 Paesi, tra cui Francia, Italia, Germania e Spagna, e ci sono stati sette morti. Due terzi dei casi si sono verificati in Gran Bretagna e la maggior parte è associata a cure mediche o a viaggi nel subcontinente indiano, anche se una piccola parte deriva da un focolaio sviluppato nei Balcani». Secondo l’esperta solo due antibiotici riescono ad essere efficaci contro il batterio: la colistina, che però ha forti effetti collaterali, e la tigeciclina, che funziona in un numero limitato di casi.
Corriere.it
17 novembre 2010