Viola Giannoli, Repubblica. Correre. Con le terze dosi di vaccino anti Covid per ridurre al minimo il calo di efficacia dello scudo protettivo e con una stretta sulle misure di prevenzione del contagio per evitare ospedalizzazioni e chiusure. I governatori pressano per il Super Green Pass, da subito. «Proporremo all’esecutivo di scegliere il più presto possibile delle misure che possano favorire le vaccinazioni, garantendo in caso di passaggio di zona la possibilità di superare quelle restrizioni per le persone che si sono vaccinate », spiega Massimiliano Fedriga, presidente di quel Friuli Venezia Giulia che per primo potrebbe scivolare in zona gialla. L’obiettivo è «convincere anche gli ultimi indecisi» (6,7 milioni di vaccinabili) e «dare certezza alle imprese alle quali non possiamo dire “vediamo in che zona sarete e se terrete aperto o no”».
L’incontro delle Regioni col governo, chiesto d’urgenza proprio da Fedriga, si terrà probabilmente domani. Il calendario prevede poi la cabina di regia mercoledì e a seguire il Consiglio dei ministri. Date estremamente ravvicinate per mettere a punto un decreto complesso che conterrà l’obbligo di terza dose per i medici, gli infermieri e gli operatori delle Rsa, l’anticipo del booster a 5 mesi dalla seconda somministrazione e la riduzione della validità del Certificato verde a 9 mesi vincolato alla terza dose. Sulla stessa linea si starebbe muovendo l’Europa.
Ma l’attenzione è tutta sul Super Green Pass: non è certo che le decisioni arrivino nell’immediato. Devono essere ancora interpellati il Comitato tecnico-scientifico, l’Aifa e il Garante della privacy. Eppure le Regioni spingono affinché le nuove misure debuttino se non già dal 29 novembre, quando potrebbero arrivare i primi cambi di colore, almeno da dicembre. «Serve il Pass rafforzato subito, anche in zona bianca, basta con i tamponi» si spinge a dire il presidente della provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher.
L’idea è quella di un certificato a due velocità: concesso a tutti per accedere ai luoghi di lavoro, ai mezzi di trasporto a lunga percorrenza e ai servizi essenziali; riservato ai guariti e ai vaccinati per ristoranti, palestre, stadi, cinema, funivie. La stretta non si applicherà invece a bus e metro: per salire a bordo non ci vorrà il Pass. Ipotesi smentita dal ministero dei Trasporti e cassata dai sindacati: «I controlli — dicono — sarebbero impossibili ». Il ragionamento alla base del Super Pass, spiega Fedriga, non è punitivo, non mira a «escludere», ma «ad aprire un po’ di più a qualcuno ». Di fatto però la vita dei No Vax sarà fortemente compressa.
La linea di Palazzo Chigi è cercare una soluzione più condivisa possibile per evitare che la tensione politica si scarichi nei gruppi e nella maggioranza parlamentare, anche in vista della battaglia per il Colle. Resta divisa la Lega: «Cosa ne penso del super iper mega green pass? — chiede Claudio Borghi su Twitter — Non potevo essere più contrario al pass normale, un’oscenità che non funziona. Figurarsi che penso dell’insistere». Ma davanti alle prese di posizione così nette dei governatori leghisti, Fedriga e Zaia in testa, a cui si aggiungeranno quelle dei ministri, anche Matteo Salvini sembra aver ammorbidito il tiro. «Non bisogna discriminare, i tamponi sono sicuri» aveva detto quattro giorni fa. Ieri da fonti del partito sono filtrate posizioni più equilibrate, seppur bifronte: «Lavoriamo tutti insieme per evitare nuove chiusure, lockdown, obblighi e problemi agli italiani». Si parla di «buonsenso », ma pure di «non seminare paure ». Si attendono le misure, più che le indiscrezioni, ma visto che anche la sirena del fuoco preventivo di Fratelli d’Italia che abitualmente richiama la sua attenzione suona a basso volume, per ora il leader della Lega non si è messo di traverso.