Roberto Giovannini. Di pensioni governo e sindacati riparleranno tra la fine di settembre e all’inizio di ottobre, dopo il G7 di Torino e dopo l’approvazione della nota di programmazione economica del governo. Nel frattempo il governo promette di valutare le proposte formulate da Cgil-Cisl-Uil su l tema previdenziale. Anche se – lo ha detto chiaramente il ministro del Lavoro Giuliano Poletti al termine dell’incontro di ieri pomeriggio al ministero – le risorse sono scarse, e molto difficilmente l’Esecutivo potrà andare oltre modesti aggiustamenti rispetto alle concessioni già ipotizzate nel corso di queste settimane. «Lavoreremo nei prossimi giorni sulle proposte che oggi hanno fatto i sindacati, analizzando le platee e i costi degli interventi tenendo conto dei vincoli di bilancio e degli obiettivi che ci siamo dati», ha spiegato Poletti.
Sul tavolo del confronto ci sono le ipotesi di pensioni di garanzia per i giovani, lo sconto dei requisiti per il pensionamento per le lavoratrici madri e chi svolge lavoro di cura, e il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile dal 2019 per effetto delle aspettative di vita. «Il lavoro è positivo – ha proseguito Poletti – c’è uno spirito di confronto che guarda al merito, sapendo però che come dice il ministro Padoan il sentiero è stretto. Lavoreremo quindi sui temi dell’equità e della flessibilità ma in un contesto di risorse definito da questo sentiero stretto».
Una tesi che lascia perplessa la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso. «La via stretta indicata dal ministro Padoan – ha affermato la sindacalista – non può essere una via che non risponde alle richieste fatte dei sindacati su cui c’era già un impegno del governo». Le confederazioni fanno sapere che metteranno a punto documenti complessivi sulle pensioni dei giovani, il lavoro di cura e il possibile anticipo pensionistico per le lavoratrici madri.
Ma Cgil-Cisl-Uil insistono anche sulla loro richiesta di congelare lo scatto dell’età pensionabile previsto dalla riforma Fornero. E valutano iniziative a sostegno della loro piattaforma. «Bisogna congelare questo meccanismo automatico perché questo aspetto sarà dirompente», ha detto il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, che ha anche annunciato che il sindacato sta pensando «a iniziative a sostegno delle nostre rivendicazioni. E se necessario incontreremo il presidente del Consiglio». «Vanno corrette le distorsioni, perché le cose variano se uno fa il minatore o l’amminiatrativo», ha puntualizzato Annamaria Furlan della Cisl, che ha parlato di «azioni a sostegno delle nostre ragioni».
La Stampa – 14 settembre 2017
Pensioni, l’ipotesi Ape social permanente. Poletti: faremo una verifica e decideremo. L’Ocse avverte: tagliare i contributi previdenziali
L’Ape social, cioè la pensione anticipata per le categorie disagiate, potrebbe essere allargata, per esempio favorendo l’accesso alle lavoratrici madri, e potrebbe diventare permanente. Per ora, infatti, l’assegno fino a 1.500 euro a partire dal compimento dei 63 anni e riservato a disoccupati, invalidi, lavoratori con disabili a carico e addetti ad attività gravose, è una misura concessa in forma sperimentale, per quest’anno e il prossimo. Ieri il ministro del Lavoro, che ha nuovamente incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil, ha detto che si farà «un monitoraggio della spesa, cui provvederà una conferenza dei servizi nei prossimi giorni». In quella sede, ha aggiunto Giuliano Poletti, «si farà una prima valutazione tecnica, anche rispetto alla possibilità di dare stabilizzazione allo strumento» di anticipo pensionistico. Al 15 luglio scorso, termine per la prima tornata di domande, l’Inps aveva ricevuto circa 40mila richieste di Ape social, 5 mila in più di quanto previsto dal governo, che ha stanziato 300 milioni per quest’anno, che saliranno a 609 nel 2018.
Dalle pensioni al lavoro. Lo stesso Poletti ha confermato la volontà dell’esecutivo di «intervenire ancora in materia di occupazione con la fiscalizzazione degli oneri contributivi in forma strutturale, per cui ipotizziamo una riduzione del 50% per tre anni». Si tratta della nuova decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato che dovrebbe essere inserita nella manovra per il 2018 e che sarà diversa da quella varata nel 2015 che si esaurisce alla fine di quest’anno: riguarderà non tutte le assunzioni ma solo quelle dei giovani (fino a 29 o 32 anni); lo sconto per le aziende sarà non totale ma pari alla metà dei contributi; l’agevolazione sarà però permanente, nel senso che scatterà sulle assunzioni fatte ogni anno e non solo su quelle del 2018. Queste, almeno, le intenzioni di Poletti. Che però dovranno fare i conti con le disponibilità finanziarie che concederà il ministro dell’Economia. «Il sentiero è stretto», conferma il ministro. Intanto, una parola in favore del taglio dei contributi viene dall’Ocse con l’obiettivo di ridurre il costo del lavoro. L’incontro tra Poletti e i sindacati non è stato risolutivo. Cgil, Cisl e Uil vogliono il blocco dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni dal 2019 e sono pronti a mobilitarsi. Chiederanno un incontro al premier Paolo Gentiloni.
Enrico Marro – Il Corriere della Sera – 14 settembre 2017