Mentre le Borse crollano il governo assiste in silenzio alla Babele di polemiche e proposte di modifica alla manovra finanziaria da 45 miliardi che comincerà a essere esaminata il 22 agosto prossimo al Senato.
L’idea dello scudo-bis è già seppellita dopo poche ore di vita. Un coro di esponenti della maggioranza ha giurato ieri di non averne mai sentito parlare. Cancellata, per ora. Anche perché l’iniziativa è stata accolta da una salva di contumelie. Dai consumatori di Adusbef e Federconsumatori alla Cgil, dal Pd all’Italia dei valori, il giudizio è secco: una vergogna. Ci sono sul tappeto tre proposte molto diverse sulla tassazione dei capitali nascosti all’estero.
LO SCUDO-BIS FATTO circolare dalla maggioranza sarebbe una riedizione del condono lanciato da Giulio Tremonti nel 2009: consisterebbe nel proporre a chi due anni fa ha deciso di lasciare all’estero i suoi capitali, declinando la generosa offerta di sanarli con una blanda tassa del 5 per cento, di cambiare idea e “scudare” adesso, con un’aliquota superiore, del 7-10 per cento.
C’è poi l’ipotesi di fare come la Germania, cioè presentarsi al governo di Berna con la determinazione sufficiente a ottenere la disponibilità delle autorità svizzere ad allentare il segreto bancario, consentire al fisco italiano di raggiungere i contribuenti infedeli e chiedere loro di contribuire al momento difficile del Paese versando una quota significativa (almeno 20-25 per cento) del loro tesoretto. Questa soluzione richiede una credibilità nei rapporti con la Svizzera di cui purtroppo il governo italiano non dispone. Terza ipotesi, che resta al momento la più praticabile: è quella avanzata già mesi fa dal Fatto e fatta propria con energia dal Pd e dall’Ido Si tratta di tassare nuovamente i capitali scudati nel 2009, 105 miliardi da assoggettare alla nuova aliquota del 20 per cento, dopo aver pagato il 5 per cento. Le perplessità sulla legittimità di una misura che colpirebbe nuovamente contribuenti che hanno aderito a un condono di tipo “tombale” sono state respinte energicamente dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani: “Chiedere nell’emergenza un contributo straordinario ai condonati sarebbe illegale. Sarebbe invece legale chiederlo ai tassati. Attendo con ansia che qualcuno si confronti con me pubblicamente su questa tesi. Porterò un elenco sterminato di casi in cui si sono introdotte deroghe al patto fiscale e al patto di cittadinanza”. Un sondaggio volante di Sky Tg24 ha trovato d’accordo con Bersani l’87 per cento degli spettatori. La manovra contiene in effetti numerose misure di tassazione retroattiva, come lo stesso contributo di solidarietà per i redditi superiori ai 90mila euro. Quello che, in nome della difesa del ceto medio, sta provocando notevoli tensioni anche nella maggioranza. Circolano anche sui giornali più vicini al governo ipotesi di attenuazione della supertassa (5 percento sul reddito oltre i 90mila euro): dall’aliquota dimezzata all’innalzamento del tetto a 150mila curo.
L’ARGOMENTO che sembra più accendere gli animi del ceto politico è quello della cancellazione delle province e dei piccoli comuni: è tutto un fiorire di iniziative, naturalmente bipartisan, per la salvezza di questo o quell’ente locale. E si va da un Pier Ferdinando Casini che propone l’abolizione di tutte le province al sottosegretario Pdl Guido Crosetto che chiede di abolirle in cambio della salvezza dei i piccoli comuni. Alle viste sembra invece esserci un accordo sulle feste laiche (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno): alla fine forse resteranno dove sono grazie a un ampio accordo parlamentare sensibile sia ai valori fondanti della Repubblica sia alla tutela del business turistico dei “ponti”.
Il Fatto Quotidiano – 19 agosto 2011