Malgrado un difficile clima politico, continuano le trattative in vista di un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea (noto con l’acronimo TTIP). Ancora ieri i capo-negoziatori hanno confermato che vogliono raggiungere una intesa entro fine anno. L’impegno politico c’è, nonostante la scelta inglese di lasciare l’Unione; ma su alcuni nodi le differenze tra i due blocchi sono ancora evidenti. Inoltre, il tempo stringe, e delicate elezioni si avvicinano sui due lati dell’Atlantico.
«Abbiamo ancora molto da lavorare – ha detto qui a Bruxelles il capo-negoziatore europeo Ignacio Bercero, al termine del 14mo round di trattative in tre anni .-. Ciò detto, abbiamo già oggi un testo consolidato su un numero ampio di capitoli del negoziato. Il lavoro di consolidamento del testo proseguirà anche durante l’estate. Penso che entro la fine di settembre il testo riguarderà tutti capitoli o quasi, al netto di alcune parti che dovranno ancora essere decise».
«L’obiettivo resta di chiudere il negoziato entro fine anno», ha aggiunto il capo-negoziatore americano, Dan Mullaney, che ha notato come sul 97% dei dazi vi siano già proposte di intesa. Alcuni nodi, però, restano, come in campo agricolo quello dei prodotti con una specifica indicazione geografica. Il governo americano nota su questo fronte che le vendite europee aumentano negli Stati Uniti, mentre l’esportazione di prodotti americani verso l’Europa tende a stagnare.
Da risolvere sono anche l’apertura del mercato degli appalti pubblici e le soluzioni arbitrali nelle controversie tra governi e società. Bercero ha detto che una intesa è importante «politicamente, economicamente, strategicamente». Il problema è che il quadro «si sta facendo sempre più difficile». Al di là dei crescenti sentimenti protezionistici, sia la Ue che gli Usa sono chiamati ad affrontare delicate elezioni nei prossimi mesi, che potrebbero portare al potere partiti contrari all’intesa commerciale.
Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, non vede di buon occhio gli accordi di libero scambio. In Europa, si voterà l’anno prossimo in Francia e in Germania. Nel primo dei due paesi, il Fronte Nazionale di Marine Le Pen vuole maggiore protezionismo economico, e potrebbe indurre il governo in carica, quale esso sia dopo il voto delle presidenziali, a creare ostacoli contro una intesa, che in ultima analisi dovrà essere approvata a livello politico sui due lati dell’Atlantico.
Sia Bercero che Mullaney hanno voluto assicurare che la recente scelta britannica di lasciare l’Unione non sta avendo alcuna influenza sul negoziato commerciale come tale. Eppure, il capo-negoziatore americano ha ammesso che la decisione «ha avuto un impatto sui calcoli di tutti», notando che sarebbe come per l’Europa fare «un accordo con gli Stati Uniti, ma senza la California». Mullaney ha ricordato che il Regno Unito assorbe il 25% dell’export americano verso l’Europa.
Beda Romano – Il Sole 24 Ore – 16 luglio 2016