In un anno di emergenza sanitaria il principale argomento di chi nega o minimizza la pandemia è che «si muore con il Covid, non di Covid». Ora a smentire seccamente la tesi che attribuisce i decessi alle altre patologie preesistenti è lo studio realizzato da una delle più prestigiose università europee (Charité di Berlino), pubblicato dalla rivista scientifica internazionale “Nature” e analizzato oggi nel report quotidiano dell’Unità Operativa Complessa (Uoc) di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma.
I dati scientifici
La rivista “Scientific Reports” del gruppo editoriale “Nature” riporta l’esito delle «autopsie condotte su persone decedute per Covid-19 che avevano una clinica di malattia severa». E «lo shock settico e l’insufficienza multiorgano emergono come cause di morte, direttamente riconducibili a Covid-19 e non alle comorbidità preesistenti». Osserva alla Stampa.it il professor Roberto Cauda, direttore dell’Uoc del Policlinico Gemelli e ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «L’autorevolezza e la tradizione dell’ospedale universitario tedesco in cui è stato condotto lo studio, unite alla serietà della rivista che lo ha pubblicato, richiamano l’attenzione della comunità scientifica su un’acquisizione già condivisa da coloro che combattono clinicamente la pandemia. E cioè che i pazienti con altre patologie avrebbero potuto proseguire per anni la loro routine di cure e piccoli incidenti di percorso se non fosse intervenuta l’accelerazione che il Covid-19 ha provocato nella loro situazione facendola precipitare».
L’evidenza clinica
Prosegue l’infettivologo: «Nelle persone fragili e con altre malattie il quadro generale è squilibrato dall’infezione provocata dal Sars-Cov-2. L’età elevata e le malattie croniche preesistenti aumentano il rischio di un esito letale, quindi sulla mortalità incidono le condizioni complessive di salute del paziente. Ma è il Covid-19 a determinare l’aggravamento che porta al decesso, secondo la valutazione effettuata in maniera sistematica alla prestigiosa università berlinese sulle cause di morte». Analizza il professor Cauda: «Le autopsie su forme gravi di Covid hanno portato l’ateneo Charité a repertare le cause di morte e cioè shock settico e insufficienza multipla d’organo. Si tratta di danni al rene, al fegato e al cuore che si verificano durante lo shock dovuto a un batterio. In pratica alcuni organi non funzionano più. Si è così riscontrato che la causa immediata di morte più diffusa è conseguenza di in infezione partita dai polmoni». Lo studio pubblicato da “Nature” descrive le dinamiche: insufficienza respiratoria, danno diffuso ai polmoni. Le più frequenti patologie associate erano l’ipertensione, l’ischemia cardiaca e l’obesità. Malattie presenti nella maggioranza dei soggetti defunti che sono stati sottoposti ad autopsia.
Risultati
I ricercatori tedeschi hanno così appurato che la causa di morte era strettamente correlata al Covid-19 e non alle malattie preesistenti. Dunque la maggioranza dei pazienti morti di Covid 19 hanno ricevuto «solo un aggravamento dalla loro situazione da parte delle preesisenti malattie». Conclude il professor Cauda: «Questo studio è molto importante perché non si tratta di un’impressione clinica, bensì di un dato autoptico di grande peso scientifico».
La Stampa