I concorsi pubblici sono davvero selettivi e orientati al merito? Il principio del buon andamento della pubblica amministrazione esige che la durata del concorso sia relativamente contenuta: i tempi di un concorso devono dipendere unicamente dal rigore con cui avviene l’accertamento del merito, senza lungaggini e inefficienze di natura puramente organizzativa. Una durata troppo lunga denota una scarsa attitudine dell’amministrazione alla programmazione del personale. Il tema è affrontato in un approfondimento IRPA sul rilancio della pubblica amministrazione.
L’IRPA, l’Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione, con una serie di contributi “work in progress”, affronta il tema centrale del rilancio della pubblica amministrazione, non più rinviabile nell’attuale contesto socio-economico in cui versa il Paese, da diversi punti di vista.
Ci soffermiamo qui al capitolo sul reclutamento delle migliori competenze che presenta potenziali “pericoli” e rischi di inefficienza. Negli ultimi decenni la pubblica amministrazione è stata penalizzata dal blocco o contingentamento delle assunzioni, soprattutto in termini di sottodimensionamento degli organici e innalzamento dell’età media degli addetti. In questi mesi si riaprono i concorsi. Questo costituisce una opportunità, ma, nel contempo, nasconde una pericolosa insidia. Se si recluteranno i migliori l’amministrazione italiana potrà fare un deciso passo in avanti; diversamente, ogni progetto di rilancio si rivelerà una mera velleità, giacché con funzionari modesti dovremo fare i conti nei decenni a venire.
È quindi prioritario il tema del reclutamento: fermo il principio costituzionale dell’accesso tramite concorso pubblico (inteso come selezione dei più meritevoli, all’esito di un esame comparativo e aperto a tutti), diventa cruciale ridisegnarne le modalità di svolgimento. Occorre, in particolare, che il meccanismo (garantista) del concorso non sia di ostacolo al conseguimento della funzione primaria di un sistema di reclutamento per la pubblica amministrazione:selezionare in tempi brevi i più meritevoli, importando le migliori competenze.
Di fronte a questo ambizioso obiettivo, bisogna porsi le seguenti domande: i concorsi pubblici sono davvero selettivi e orientati al merito? I tempi lunghi in cui si svolgono violano i principi di economicità, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione e, dunque, il principio del buon andamento?
Il principio del buon andamento della pubblica amministrazione esige che la durata del concorso sia relativamente contenuta: i tempi di un concorso devono dipendere unicamente dal rigore con cui avviene l’accertamento del merito, senza lungaggini e inefficienze di natura puramente organizzativa. Una durata troppo lunga denota una scarsa attitudine dell’amministrazione alla programmazione del personale.
Al contrario una durata (contenuta e) prevedibile delle procedure selettive dà certezza ai candidati dei tempi di assunzione e consente alle amministrazioni di programmare attività che presuppongono i nuovi ingressi.
L’obiettivo è quindi quello di rendere le procedure concorsuali più rapide senza perdere il rigore della selezione.
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DOCUMENTO “COME PUÒ LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE RECLUTARE LE MIGLIORI COMPETENZE? LE BUONE PRATICHE”
PROGETTO IRPA “IL RILANCIO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TRA VELLEITÀ E PRAGMATISMO”
(A cura della redazione del Sivemp Veneto – riproduzione ammessa solo citando la fonte)