Il forte aumento della domanda alimentare mondiale previsto nel 2050, potrebbe influire sull’effettiva disponibilità di acqua. Ma i consumatori possono contribuire alla salvaguardia ambientale e a ridurre l’acqua utilizzata nella produzione zootecnica.
“Piccoli cambiamenti nei comportamenti dei consumatori possono contribuire ad ottenere grandi risultati” ha detto Robin White, primo ricercatore in uno studio della Washington State University pubblicato sulla rivista Food Policy.
White e l’economista Mike Brady hanno dimostrato che la disponibilità dei consumatori a pagare un po’ di più per i prodotti a base di carne sulle cui etichette è indicata l’applicazione di pratiche di produzione rispettose dell’ambiente, o di procedure per il risparmio dell’acqua, potrebbe apportare un reale guadagno in termini ambientali.
Ma tali etichette non esistono ancora, e le etichette che sono disponibili possono essere fuorvianti o fonte di confusione.
Lo studio dimostra che le industrie di packaging, e gli stessi rivenditori di carne, possono svolgere un ruolo chiave nella creazione di incentivi per far adottare, ai produttori di carne, etichette che evidenziano il risparmio dell’acqua e che fanno appello ad aspetti valoriali del consumo.
White and Brady hanno scoperto che pagando il 10% in più per i prodotti a base di carne etichettati water-saving, i consumatori potrebbero indurre enormi risparmi di acqua nella produzione zootecnica. Nel 2013, gli Stati Uniti hanno prodotto 26 miliardi di libbre di carne bovina; lo studio stima che ogni anno si potrebbero risparmiare tra i 76 e i 129 miliardi di litri d’acqua, vale a dire quella utilizzata annualmente da 3,5 milioni di persone.
“Se leggiamo le etichette attualmente disponibili, è difficile capire il vero impatto ambientale di un prodotto” ha detto White “I consumatori possono credere che un’etichetta rappresenti un messaggio in termini di salute o di benessere animale, o anche di beneficio ambientale, ma è difficile per loro capire veramente di cosa si parla”.
White and Brady hanno quindi distinto e confrontato la disponibilità di spesa dei consumatori di prodotti a base di carne che utilizzano etichette che rappresentano la possibilità di ridurre un singolo o più aspetti aspetti ambientali; hanno poi valutato diversi livelli di prezzo per individuare il valore minimo che i consumatori accettano di spendere in più per permettere al produttore di ridurre il consumo di acqua.
Lo studio ha anche dimostrato che l’accettazione da parte del consumatore medio di piccoli aumenti dei prezzi di tutti i diversi tagli di carne ha sul risparmio di acqua un impatto maggiore rispetto ad alti aumenti dei prezzi dei prodotti di nicchia.
White poi ha spiegato che le aziende di bestiame hanno la concreta possibilità di ridurre significativamente l’uso dell’acqua nel loro ciclo produttivo. L’alimentazione delle mucche gravide e dei vitelli da latte, in genere, richiede il pascolo, che richiede notevoli costi di manutenzione. Questo significa che applicare metodi più efficienti alla coltivazione dell’erba, attraverso strategie di irrigazione, concimazione e pascolo, può migliorare significativamente la resa e quindi il risparmio di acqua; ovviamente questo influisce sul costo sostenuto dal produttore. Ma la disponibilità del consumatore a pagare di più prodotti con “etichette ambientali” può compensare tale costo.
L’industria del bestiame vuole di certo collaborare a migliorare e salvaguardare l’ambiente, spiega White, ma per fare questo, gli allevatori hanno bisogno dell’aiuto dei consumatori. “Questo studio ha dimostrato che i consumatori sono disposti a pagare di più per sostenere l’ambiente e la produzione zootecnica” ha detto White “Ora abbiamo solo bisogno di collegare i puntini per rappresentare l’impatto ambientale di un prodotto in modo accurato, significativo, comprensibile e attraente per i consumatori”.
Fonte The Poultry Site (da Unaitalia) – 22 ottobre 2014