Esenzione dall’adeguamento a 67 anni dell’età pensionabile all’aspettativa di vita nel 2019 di 15 categorie di lavoratori impegnati in attività gravose: le 11 già previste dell’Ape social più gli agricoli, i siderurgici, i marittimi e i pescatori. Ma a patto che abbiano svolto la mansione pesante anche negli ultimi anni del loro ciclo lavorativo. È questa la proposta che ha calato ieri il Governo al tavolo tecnico sulle pensioni per escludere dall’aumento automatico della soglia pensionabile circa 15-17mila lavoratori, vale a dire il 10% circa di quanti andranno in pensione di vecchiaia nel 2019. Una platea considerata insufficiente dai sindacati che puntano a estendere lo stop a tutte le categorie degli operai e che, per questo, chiedono vincoli più elastici. «Siamo ancora su posizioni distanti: se queste restano le condizioni non ci consentiranno neppure di rilanciare» ha detto il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli. Mentre Domenico Proietti, della Uil, ha parlato di proposta «insufficiente». «Ci rivediamo giovedì e poi ancora lunedì» ha spiegato il sindacalista. Oggi è invece prevista una riunione unitaria tra Cgil, Cisl e Uil.
Il confronto è aperto su due fronti: la continuità del requisito soggettivo di lavoratore gravoso e il numero di anni contributivi. Nel primo caso si ragiona sull’ipotesi che negli ultimi 7 anni di impiego almeno 6 siano stati effettuati in attività pesanti, un po’ alla stregua del calcolo valido per gli usuranti. Per i contributi si parte invece da 36 anni con margini per scendere. Ieri il governo ha anche proposto la costituzione di una Commissione tecnica per studiare la possibilità di realizzare nuove stime sull’aspettativa di vita legate alle mansioni svolte. Parteciperebbero a questo gruppo tecnico l’Inps, l’Inail, l’Istat e i ministeri del lavoro, dell’Economia e della Salute. Il prossimo appuntamento per il confronto proprio sul meccanismo dell’adeguamento è fissato per domani.
Ieri anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri, è tornato sul tema dello stabilizzatore di spesa, da non bloccare, con una proposta concreta: «Fare cambiamenti annuali» e non triennali in modo che l’adeguamento sia graduale. In questa prospettiva l’Inps – ha spiegato Boeri – potrebbe essere in grado entro il prossimo giugno di dare i dati sulla speranza di vita dei lavoratori delle diverse categorie in modo da escludere i lavori con un tasso di mortalità più alta dall’adeguamento a 67 anni per l’età di vecchiaia che dovrebbe scattare nel 2019. «Sono legittime le richieste – ha detto Boeri – di chi dice teniamo conto di questi tassi di mortalità diversi ma non si risolve facendo le liste di cui sento parlare. Abbiamo le informazioni per settore, mettendo insieme le banche dati entro giugno potremmo fare un lavoro serio per definire le differenti speranza di vita tra diverse categorie di lavoratori per poi sottrarle all’aumento dell’età pensionabili».
Se una soluzione venisse individuata per legare il calcolo della speranza di vita alle mansioni si eviterebbe l’omologazione secca con i lavoratori impegnati in attività usuranti per i quali vale ricordare che, in via transitoria, è attualmente prevista la mancata applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per gli anni 2019, 2021, 2023 e 2025. Una sospensione, quest’ultima, che in caso di soluzione sui gravosi potrebbe essere a sua volta riconsiderata.
Ieri anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri, è tornato sul tema dello stabilizzatore di spesa, da non bloccare, con una proposta concreta: «Fare cambiamenti annuali» e non triennali in modo che l’adeguamento sia graduale. In questa prospettiva l’Inps – ha spiegato Boeri – potrebbe essere in grado entro il prossimo giugno di dare i dati sulla speranza di vita dei lavoratori delle diverse categorie in modo da escludere i lavori con un tasso di mortalità più alta dall’adeguamento a 67 anni per l’età di vecchiaia che dovrebbe scattare nel 2019. «Sono legittime le richieste – ha detto Boeri – di chi dice teniamo conto di questi tassi di mortalità diversi ma non si risolve facendo le liste di cui sento parlare. Abbiamo le informazioni per settore, mettendo insieme le banche dati entro giugno potremmo fare un lavoro serio per definire le differenti speranza di vita tra diverse categorie di lavoratori per poi sottrarle all’aumento dell’età pensionabili».
Se una soluzione venisse individuata per legare il calcolo della speranza di vita alle mansioni si eviterebbe l’omologazione secca con i lavoratori impegnati in attività usuranti per i quali vale ricordare che, in via transitoria, è attualmente prevista la mancata applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per gli anni 2019, 2021, 2023 e 2025. Una sospensione, quest’ultima, che in caso di soluzione sui gravosi potrebbe essere a sua volta riconsiderata.
Davide Colombo e Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 8 novembre 2017