Stop alle bollette ogni 28 giorni. Parte così, con l’emendamento Pd depositato ieri da Stefano Esposito in Commissione Bilancio del Senato, l’esame del Dl fiscale collegato alla manovra. A confermare la volontà del governo di intervenire sui tempi di fatturazione dei servizi di pubblica utilità è stato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, a margine di un’audizione alla Camera: «Ci saranno misure su questo tema e saranno pro futuro e non per il pregresso. Il tema che non mi riguarda è il pregresso». E ha aggiunto Calenda: « È chiarissimo che si tratta di una pratica commerciale scorretta». Asstel, associazione delle imprese di Tlc, ha fatto sapere di essere pronta al dialogo e ha ribadito la legittimità degli operatori che propongono un periodo di fatturazione a 28 giorni. Dal canto suo il relatore al Dl fiscale, Silvio Lai (Pd), ha precisato che «non si trascurerà di discutere dei tempi».
Ma cosa prevede l’emendamento? «I contratti di fornitura nei servizi di pubblica utilità prevedono la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione dei servizi, ad esclusione di quelli promozionali a carattere temporaneo o stagionale, su base mensile o suoi multipli».Nel dettaglio, la proposta di modifica, che sarà discussa in commissione dal prossimo 7 novembre, fa riferimento ai pagamenti dei servizi previsti dalla legge istitutiva delle Autorità di regolazione e stabilisce sanzioni fino a 5 milioni (che in caso di inosservanza dei provvedimenti delle Autorità possono raggiungere anche i 300 milioni), insieme a un «indennizzo forfettario, non inferiore ad euro 50, in favore di ciascun utente interessato dalla illegittima fatturazione». Con la modifica raddoppia l’apparato sanzionatorio previsto dal Codice delle comunicazioni elettroniche.
Sul Dl fiscale, poi, vanno registrate le puntualizzazioni dei tecnici del Senato e del Servizio bilancio. Dubbi soprattutto sulle stime di determinazione del gettito stimato dal Governo con la rottamazione bis e l’estensione dello split payment a tutte le società controllate della Pubblica amministrazione. Troppo «sintetica» la relazione tecnica presentata dall’esecutivo che secondo i tecnici «non consente di ripercorrere il procedimento di stima e riscontrare il carattere prudenziale della quantificazione» del gettito atteso dalla rottamazione bis. Mancano alcuni dettagli sia sul «tasso di adesione medio» sia sulla «suddivisione degli importi derivanti dalla definizione agevolata e dall’attività di accertamento ordinaria ripartiti per tipologia di ente» nonché sulla suddivisione «per fascia di debito da pagare, per tipologia di contribuenti, di imposte e contributi».
I tecnici del Bilancio hanno messo nel mirino anche il rinnovo automatico della concessione del Gratta&Vinci che dovrebbe assicurare all’erario maggiori entrate per 50 milioni nel 2017 e 750 milioni nel 2018. Il Servizio di Palazzo Madama chiede un approfondimento del Governo «anche qualora risultasse pacifico e incontestabile, anche per il concessionario, l’esistenza ab initio di un obbligo di versare 800 milioni all’atto del rinnovo». Per i tecnici «andrebbe infatti valutato se la scansione temporale delle nuove entrate (per la maggior parte ipotizzate nel 2018) e quindi la previsione di modalità di pagamento anticipate rispetto all’avvio del secondo periodo di efficacia della concessione (ossia dal 1° ottobre 2019) non dia luogo ad una “novazione” delle condizioni della concessione, con la conseguente riqualificazione della prosecuzione del rapporto in essere come nuovo affidamento». Occorre comunque ricordare che il quadro normativo che regola la concessione, noto anche a chi sette anni fa aveva manifestato interesse a partecipare alla gara, prevedeva la possibilità di rinnovo della concessione per ulteriori 9 anni. C’è poi da dire, e questa è la paura di altri concessionari del gioco non direttamente interessati alla gara, che l’eventuale ritiro della norma sul rinnovo automatico della concessione G&V potrebbe portare a un aumento del prelievo su altri giochi in grado di garantire gli stessi 800 milioni.
Il Sole 24 Ore – 25 ottobre 2017