Repubblica. «Non c’è nessun motivo per non tenere la barra dritta. Il convincimento di Nordio è il nostro». Dice Francesco Paolo Sisto, uomo forte di FI in via Arenula. E le sue parole pesano dopo la rivolta delle opposizioni contro il parere sulla direttiva Ue sui reati di corruzione respinta dalla maggioranza. Che a Bruxelles un portavoce della commissione chiosa così: «Le modifiche proposte depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero avere un impatto sull’efficace individuazione e sulla lotta alla corruzione».
Siamo allo scontro con la Ue. Alla Camera il capogruppo di M5S Francesco Silvestri chiede al presidente Lorenzo Fontana di votare contro «la scriteriata bocciatura della direttiva ». Federico Gianassi, capogruppo del Pd in commissione Giustizia, vuole «una seduta urgente sull’abuso d’ufficio che il governo vuole abolire e la Ue rafforzare». Il regolamento sancisce il diritto delle opposizioni a ottenere il voto in aula, anche se l’esito sarà negativo. La maggioranza andrà avanti. Ed Enrico Costa di Azione, stampella per il Guardasigilli Carlo Nordio, chiede che la direttiva venga affrontata pure in commissione Giustizia, perché «il Parlamento non può essere notaio dell’Ue».
Sarà il filo rosso dell’esame del ddl al Senato, nelle mani della presidente leghista Giulia Bongiorno e del senatore Matteo Renzi, quintacolonna dell’esecutivo in liaison con Costa. Loro non hanno dubbi sul bocciare la Ue. Anche se contrasta con la decisione di Draghi e Cartabia di inserire l’abuso d’ufficio pure nell’articolo 322 bis del codice penale, che Nordio elimina e che estendeva i reati contro la Pa a parlamentari e funzionari europei nel rispetto della direttiva sulla Pif.
Sulla compatibilità delle nostre leggi con l’Europa si giocherà la battaglia parlamentare in vista della firma definitiva di Mattarella. Anche il governo ha ben presente come il via libera del ddl vada letto come una apertura di credito rispetto alle garanzie date dalla premier Meloni su «una riflessione sul testo Nordio». Ma se non dovesse esserci, al momento della firma definitiva, peserà la compatibilità del testo con l’articolo 117 della Costituzione che parla di “rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario”. E tra questi c’è il Trattato sul funzionamento della Ue dov’è scritto che ilParlamento europeo “può stabilire norme su forme di criminalità da combattere su basi comuni”. Dal terrorismo alla “corruzione”, termine omnicomprensivo dettagliato nell’ultima direttiva. Respingerla sarebbe – dicono i giuristi più esperti – un colpo alla credibilità degli accordi europei che apre un varco di incostituzionalità nella legge.
Il parere dei tecnici più qualificati non lascia dubbi sull’errore di sopprimere del tutto l’abuso d’ufficio. Ecco le «molte perplessità» ribadite dal presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, che denuncia anche un tentativo in corso – con separazione delle carriere e organi di governo autonomo – di «ridimensionare il principio di autonomia della magistratura ». E quelle del procuratore di Roma Franco Lo Voi che citando le sue inchieste dice: «Se non avessimo avuto il reato di tentato abuso d’ufficio contro fatti che a me paiono gravi non avremmo potuto fare assolutamentenulla».