Il passaggio nelle commissioni competenti del Senato lo ha gonfiato fino a farne quasi un mostro legislativo. E dopo le inevitabili perplessità espresse dal capo dello Stato, il decreto semplificazioni che ha avviato ieri l’esame dell’Aula è stato subito ridimensionato. Il provvedimento ormai “omnibus” era stato licenziato dal governo con 12 articoli ed è uscito dalle commissioni a quota 69 per effetto di quasi 90 emendamenti approvati. Di questi ultimi, dopo il vaglio di «proponibilità» illustrato ieri dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ne sono sopravvissuti solo 23, un taglio nettissimo effettuato secondo la logica di far andare avanti esclusivamente i correttivi con misure di sostegno, semplificazioni per imprese e Pa e quelli che semplificano «l’esercizio e la tutela di posizioni giuridiche soggettive». Nella potatura della presidenza del Senato ha contato anche l’estraneità di diverse materie rispetto ai 12 articoli originari del decreto.
È vero che anche di questi venti, molti sono estranei per materia ma al Quirinale comprendono le valutazioni sulle priorità politiche che sono state fatte dal Governo. Inoltre, esistono precedenti di decreti a cui sono stati aggiunti altri “vagoni” anche se mai nella misura abnorme in cui si pensava di poterlo portare alla firma del Colle. Insomma, il numero contenuto di articoli aggiuntivi e la scrematura legata all’opportunità politica di alcune norme (tra cui un paio hanno bisogno di un’approvazione immediata per non decadere), ha sbloccato l’impasse.Non è ancora chiaro tuttavia se almeno una parte di queste misure potrà essere ripescata in un prossimo provvedimento o se ci sarà più avanti un “Semplificazioni bis”.
Lo stop alla tassa sulla bontà, un metodo per il calcolo dei fabbisogni in sanità, intesa sul payback farmaceutico da 2,4 miliardi a carico delle imprese produttrici, semplificazioni per il personale ed esonero per la fattura elettronica per le prestazioni sanitarie. Sono queste le modifiche «sopravvissute» sul Ddl di conversione del Dl Semplificazioni – oggi all’esame dell’Aula del Senato – tra quelle approvate dalle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici nei giorni scorsi
In particolare, per la sanità, tra gli emendamenti già approvati dalle Commissioni ad essere ammessi al voto sono solo gli emendamenti su personale, payback e mancato raddoppio dell’Ires. Lo chiarito la stessa presidenza del Senato intervenendo a fine seduta prima della sopsensione pomeridiano sottolinenado che “valutati gli emendamenti alla luce dell’articolo 97 del Regolamento e della giurisprudenza costituzionale sui decreti-legge”, ha specificato quali sono gli unici emendamenti approvati dalle Commissioni riunite sono ammessi alla votazione (e cioé 1.34, 1.44, 1.0.500, 2.1000, 3.47, 3.500, 3.0.8. 3.0.81, 3.0.136, 3.0.700, 4.3, 4.0.1000, 8.500, 8.0.3, 8.0.500, 9.0.41, 9.0.500, 10.0.1000, 11.0.43, 11.0.95, 11.0.172, 11.0.500, 11.0.600, 11.0.1000) mentre tutti gli altri sono stati dichiarati improponibili.
Vediamoli nel dettaglio. L’emendamento 9.0.41 contiene disposizioni per sostenere l’effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza mediante ricognizione del fabbisogno dì personale del Servizio sanitario nazionale.
Nel testo si spiega che il Ministero della Salute dovrà definire una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale tenendo conto di quanto previsto in materia di definizione dei piani triennali dei fabbisogni di personale.
Sempre con decreto del Ministero della Salute viene prevista l’istituzione di un Comitato paritetico per la predisposizione di una proposta di revisione della normativa in materia di obiettivi per la gestione e il contenimento del costo del personale delle Aziende e degli Enti del Servizio sanitario nazionale. Del predetto Comitato, che si avvale anche del supporto tecnico dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, fanno altresì parte rappresentanti dei Dipartimenti per gli Affari regionali e le autonomie, della funzione pubblica, del Ministero dell’economia e delle finanze, nonché delle Regioni.
La regione verrà giudicata adempiente quando viene accertato il conseguimento dell’obiettivo già previsto all’articolo 2, comma 71, della legge Finanziaria del 2010. In caso contrario la Regione è considerata adempiente ove abbia raggiunto l’equilibrio economico nell’anno di riferimento e comunque nei 6 anni precedenti, abbia garantito i livelli essenziali di assistenza ed abbia avviato con atti di Consiglio o di Giunta il processo di adeguamento.
Le Regioni sottoposte a Piani di rientro dai deficit sanitari o ai Programmi operativi di prosecuzione di detti piani, aggiornano gli obiettivi di spesa del personale entro 40 giorni dalla data di adozione della normativa, nel rispetto del tetto complessivo stabilito da detti Piani o Programmi.
L’emendamento, infine, prevede il superamento del tetto di spesa per il personale previsto dalla finanziaria del 2010.
L’emendamento 9.0.500 estende la validità delle graduatorie per le procedure concorsuali per l’assunzione di personale medico, tecnico-professionale ed infermieristico, bandite dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale a decorrere dal 1° gennaio 2020.
Il contestato comma 687 della manovra viene sostituito dal seguente: “’Per il triennio 2019 – 2021, la dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio sanitario nazionale, in considerazione della mancata attuazione nei termini previsti della delega di cui all’articolo 11, comma 1, lettera b), della legge 7 agosto 2015, n. 124, è compresa nell’area della contrattazione collettiva della Sanità nell’ambito dell’apposito accordo stipulato ai sensi dell’articolo 40, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”.
L’esonero della fatturazione elettronica per il 2019 si applicherà anche ai soggetti che non sono tenuti all’invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, con riferimento alle fatture relative alle prestazioni sanitarie effettuate nei confronti delle persone fisiche.
Quanto al payback, fatto salvo quanto già previsto nella manovra 2019, qualora entro il 15 febbraio 2019 non si sia perfezionato il recupero integrale delle risorse finanziarie connesse alle procedure di ripiano della spesa farmaceutica per gli anni 2013-2017, il Direttore generale dell’Aifa, entro il 30 aprile 2019, dovrà accertare che le Aziende farmaceutiche titolari di Aic abbiano versato almeno l’importo di 2,378 milioni. L’accertamento dovrà essere compiuto entro il 31 maggio 2019, e verrà effettuato computando gli importi già versati per i ripiani degli anni 2013-2017 e quelli versati risultanti a seguito degli effetti, che restano fermi, delle transazioni stipulate sulla base della legge 136/2018.
A seguito dell’accertamento positivo, con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sentita l’Aifa, d’intesa con la Conferenza Stato Regioni, verrà ripartito tra le Regioni l’importo giacente sul Fondo per il payback 2013-2017.
L’emendamento 1.34 cancella infine la cosiddetta “tassa sulla bontà”, ossia il raddoppio dell’Ires sugli enti non commerciali previsto dalla legge di Bilancio.
Dichiarati improponibili tutti gli altri per estraneità all’oggetto della discussione in base all’articolo 97 del regolamento del Senato. Per non gettar via il lavoro fatto, in ogni caso, gli altri emendamenti messi da parte, a quanto si apprende, verrebbero riproposti in un disegno di legge di iniziativa parlamentare da presentare con procedura d’urgenza.
Tratto da Sole 24 Ore e Quotidiano sanità